Rassegna storica del Risorgimento

BORSARI LUIGI
anno <1989>   pagina <506>
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Giorgio Franceschini
inazioni: Viva Pio IX - Viva l'Italia.14) Tre giorni prima un solenne Te Deum in Duomo aveva celebrato la caduta di Peschiera e la vittoria di Goito.
Nel n. 4 del 12 giugno Luigi Borsari firmò il suo primo articolo. Erano passati solo due mesi dalla promulgazione dello Statuto dello Stato della Chiesa e già Borsari raccoglieva l'eco delle prime delusioni dei sudditi pontifici circa la posizione dei loro governanti rispetto ai fatti sconvolgenti di quei giorni. Lo spunto gli venne dato dal discorso del cardinale Altieri per l'inaugurazione del Consiglio: il discorso del cardi­nale Altieri diciamo che è scarso e pare studioso di evitare la questione radicale che, mentre si apre la porta di un incognito avvenire, solleva tutti gli spiriti.
In questo modo i governi resterebbero indietro, mentre i popoli camminano avanti. Oh quanto sarebbero meglio avvisati facendosi essi stessi iniziatori del moto da cui non possono sfuggire! .
Due giorni dopo un altro articolo sulla libertà di stampa e il giorno 16 un articolo sulla guerra austro-piemontese squillante come un proclama: La speranza della guerra è nell'esercito piemontese intero e vittorioso. Anzi, neppure la stessa sconfitta dell'esercito piemontese darebbe vinta la causa al nemico: purché il voglia, non si vince una nazione di 24 milioni .
Quindi un terzo articolo, il 23 giugno, breve e stupendo nel quale Borsari riassume il suo credo morale e civile; un articolo che le antologie storico-letterarie forse non riporteranno mai, ma che sarebbe bene togliere dal dimenticatoio.
Del Borsari, uomo di diritto, citiamo queste frasi conclusive:
Credo che le leggi debbano essere poche, semplici, precise, alla portata di ogni intelligenza [...] Lo stato perfetto della moralità pubblica e della felicità nazionale si avrà allora che il foro e le carceri saranno deserti [...] Ho molta confidenza nella utilità delle buone leggi; nessuna se la loro esecuzione non sia affidata a uomini corrispondenti [...] I cattivi impiegati sono la maledizione dei governi migliori [...] Gli uomini sono più potenti delle leggi, ricordatelo, o legislatori! .
Il 14 luglio 1848 gli Austriaci varcarono il Po, si diressero verso Ferrara e si accamparono sotto le mura. Il 18 il Consiglio dei Deputati ascoltò in proposito una relazione del ministro Terenzio Mamiani e com­mosso e indignato decise di nominare una commissione incaricata di redigere un indirizzo a Pio IX perché difendesse la città.
La Gazzetta Ferrarese del 25 luglio riferì che i deputati Montanari e Sterbmi arringano focosamente su tale argomento la Camera, appoggiati dall'eloquenza del Borsari [...] L'offesa che noi soffriamo si lega, si anno-
Mi Sino al 1864 il giornale usci tre volte la settimana, poi divenne quotidiano. Nel giugno 1859 ii giornale assunse la denominazione di Gazzetta ferrarese.
La Gazzetta visse sino al 1929, anno in cui il fascismo la soppresse, pur avendo beneficiato dell'azione fiancheggiairice del periodico. L'ultimo numero della Gazzetta uscì il 13 ottobre 1929. Il suo posto venne preso dal Corriere Padano fondato, come precisava la testata, da Italo Balbo.