Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDINI; NIEVO IPPOLITO
anno <1989>   pagina <523>
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Libri e periodici
pur sempre eredità secolari da tramandare ed in quanto tali vive e vitali.1) Queste considerazioni storiche occorre prendere a base e a fondamento nell'esaminare il lavoro di Andrisani, un lavoro composito, ma coerente, ricco di venticinque capitoli su momenti diversi, ma attento sempre nel non scadere nell'anacronistica apologia o nel­l'acrimoniosa polemica.
I Borbone hanno dominato per un arco temporale troppo lungo su un'area tanto vasta e sarebbe impossibile, oltre che innaturale, non trovare spunti ed elementi per una analisi, che voglia e possa essere serena tanto sui mali e sugli errori quanto sulle realizzazioni e sulle intuizioni positive.
Persino l'arte più recente, quella cinematografica, si è occupata e le critiche appaiono, nelle prime battute, di consenso dell'esilio dell'ultimo Borbone regnante.
In mille e mille occasioni si è detto e si è ripetuto che la storiografia mag­giore è tale anche perché si giova della storiografia minore , quella locale, indi­spensabile banco di prova di giudizi, dà affermazioni, di tesi.
La fatica di Andrisani, una fatica realizzata con anni di studio, di ricerca e di indagini, rappresenta l'ulteriore convalida del valore della storiografia locale, sia chiaro, mai definitiva anche nel suo ambito, ma senza la quale non molto riesce ad essere definitivo.
VINCENZO G. PACIFICI
TONI IERMANO, Dalla parte degli Austriaci. Prefazione di JACQUES GODECHOT; Livorno, Editrice Nuova Fortezza, 1988, in 8, pp. 72ill. L. 12.000.
L'illustre storico di Tolosa ed autorevole prefatore del volumetto fa bene a sotto­lineare la nozione della Toscana quale microcosmo delle vicende rivoluzionarie europee quarantottesche. L'immagine della Toscanina di un certo Ricasoli e di un certo Capponi, più o meno prestigiosamente riproposta nelle recenti occasioni centenarie, non è la più adatta, ed è comunque largamente insufficiente a dar ragione di un'articolazione interna regionale e di una dialettica delle classi sociali che a metà Ottocento sono senza dubbio le più dinamiche d'Italia, forse a preferenza della stessa Lombardia. E non si parla esclusivamente del mondo delle campagne, per il quale l'A. richiama e rivendica oppor­tunamente l'avanzamento ed ammodernamento puntuali degli studi dovuto alle indagini ed alle impostazioni di Salvestrini, Pazzagli, la Biagioli e così via, e neppure soltanto dell'atmosfèra culturale ed ideologica anch'essa sviscerata a fondo da Timpanaro e Carpi, con risultati che non concedono più molto spazio all'oleografismo della tradizione.
11 riferimento è anche, e forse soprattutto, alle realtà urbane, e perciò alle incipienti concentrazioni di ceto e di quartiere che da popolaresche vanno facendosi autenticamente e consapevolmente proletarie, donde uno schietto democratismo spesso di massa, che non tarda ad evolversi in movenze socialisteggianti.
Protagonista di codesta evoluzione è, altrettanto indubbiamente, Livorno, la città diversa rispetto ad un modello conformista e canonico della regione, ma altamente rappresentativa delle sue punte più avanzate, così nel campo imprenditoriale come in
i) p. VILLANI, Napoli capitale: 1815-1860, in Le città capitali degli Stati pre-unitari. Atti del LUI Congresso di storia del Risorgimento italiano {Cagliari, 10-14 ottobre 1986), Roma, 1988, p. 267 e p. 281.
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