Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDINI; NIEVO IPPOLITO
anno
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1989
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pagina
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533
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Libri e periodici 533
sopraggiungere della squadra di Tegetthoff. L'improvviso e sciagurato trasbordo di Persano sulTAjffoHda/ore; lo schieramento di fila delle nostre unità, cioè con la fiancata rivolta contro le corazzate austriache disposte a cuneo; le squadre di Albini e Vacca rimaste ai margini della zona di fuoco; lo speronamento del Re d'Italia ad opera dell'ammiraglia nemica, Erzherzog Ferdinand Max; il fallito affondamento del Kaiser, a causa di un incomprensibile ordine del nostro ammiraglio, costituiscono le ben note fasi dello scontro navale.
Lissa rappresenta un momento doloroso e tragico della storia nazionale soprattutto per la Marina e per tutti gli uomini di mare, che, fedeli al giuramento prestato, si batterono con coraggio ed abnegazione: Faà di Bruno, Cappellini, i marinai tutti ne sono la chiara testimonianza. Con il loro sacrifìcio, essi riscattarono la sconfitta subita: compiendo il proprio dovere si sacrificarono per il prestigio e l'onore delle armi italiane. Dopo la guerra a Persano verrà fatto carico delle responsabilità per il grave smacco patito. Condotto in giudizio davanti al Senato, conformemente all'art. 37 dello Statuto, che sanciva l'esclusiva competenza dell'organo parlamentare nel giudicare i reati imputati ai propri membri, egli sarà condannato alla perdita del grado, della pensione e alla restituzione delle decorazioni.
Tale è il quadro che scaturisce anche dalla lettura del piacevole saggio di Ezio Ferrante. L'autore, avvalendosi della bibliografìa italiana ed austriaca, ricostruisce, con competenza e capacità di sintesi, le fasi dell'intera campagna navale del 1866, cercando una risposta agli errori e ai comportamenti degli uni e degli altri, a spiegare i retroscena e le responsabilità grandi e piccole, presenti e passate, di tutti coloro che svolsero una parte attiva nell'evoluzione di quei tragici avvenimenti. Nel saggio questi sono visti dall'interno, quasi come se narrati dagli stessi protagonisti, responsabili in proprio ma paganti anche per le negligenze altrui, per le contraddizioni della politica navale svolta dal nuovo Regno, per l'incapacità di questo di affrontare un evento così grave come una guerra contro un nemico esperto ed agguerrito.
ALESSANDRO MANCINI BARBIERI
Colonnello VINCENZO NASTASI, Memorie di vita militare e civile (1871-1917), con prefazione ed a cura di FERDINANDO CORDOVA (Centro di ricerca Guido Dorso , Documenti, 2); Roma, Bulzoni, 1988, in 8, pp. 203. L. 22.000.
C'è sempre di che essere compiaciuti quando dal passato arriva una testimonianza di prima mano. Nel caso in esame, le Memorie di Vincenzo Nastasi, pubblicate nella collana di documenti dell'avellinese centro di ricerche intitolato a Guido Dorso, ci introducono in un ambiente, quello militare, che, come osserva Cordova nella sua puntuale prefazione, non è mai stato molto prodigo in fatto di contributi documentari tali da illustrare dall'interno la vita di un ceto che tra Ottocento e Novecento ha avuto, a diversi livelli, una cosi larga presenza nella vita dello Stato. Il colonnello Nastasi, compilatore e protagonista in prima persona del testo che ora vede la luce, raccoglie e condensa nella sua personalità molti dei tratti caratterizzanti gli esponenti della classe jmilitare, finendo dunque per porsi come tipico rappresentante di quell'ufficialità intermedia di cui ben poco ci è noto: quanti Nastasi c'erano nell'esercito italiano? quale jil loro retroterra culturale, nel senso antropologico del termine? quale la loro mentalità, la loro preparazione, la loro consapevolezza di cittadini oltre che di esponenti di una categoria a se stante? quale il loro linguaggio come strumento di rappresentazione di una realtà più o meno ampia, e quale la loro capacità di analisi? quali, infine, le loro esperienze di vita, il loro carico di ambizioni, le strategie se tale parola non