Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDINI; NIEVO IPPOLITO
anno <1989>   pagina <537>
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Libri e periodici
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L'acquisizione di questi dati e di queste notizie non rappresenta certamente per il patrimonio storico una conquista essenziale o vitale, ma altrettanto certamente non è inutile o controproducente.
VINCENZO G. PACIFICI
GIULIA DI BELLO, Senza nome né famiglia. I bambini abbandonati nell'Ottocento; Pian di San Bartolo (Firenze), Luciano Manzuoli Editore, 1989, in 8, pp. XVII-166. L. 20.000.
Negli ultimi decenni, sotto l'influsso della scuola delle Annales, la storia, com'è noto, ha conosciuto un notevole rinnovamento. Le tematiche si sono ampliate e soprattutto tra storiografia e scienze sociali si sono stabilite intersezioni che, fino a qualche tempo fa, sarebbero state considerate inusuali in quanto scaturite dalla fusione di campi disciplinari diversi. Anche il settore educativo si è giovato dell'apporto di storici che si sono occupati di problemi relativi alla età evolutiva o alle modificazioni dei vari istituti formativi (famiglia e scuola in primo luogo) avvenute nel corso dei secoli. Un'opera fondamentale, in questo senso, è l'ormai citatissimo Padri e figli di Philippe Ariès. La collana Tempi/educazione dell'editore Manzuoli, per la quale viene pubblicato il volumetto di Giulia Di Bello, ricercatrice presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Firenze, si propone di fornire, appunto, utili strumenti per allargare lo studio di nuovi campi d'indagine in un ambito importante, quello della storia dell'educazione. Il lavoro è stato svolto all'interno di un progetto { Storia delle figure educative tra '600 e 1900 ) finanziato in parte dal Ministero della Pubblica Istruzione.
L'Ottocento rivoluzionò quasi tutte le certezze su cui da secoli si fondavano le pratiche socio-pedagogiche nei riguardi dell'età evolutiva. L'introduzione del principio dell'istruzione per tutti e la regolamentazione giuridica del lavoro minorile segnarono veramente uno spartiacque rispetto ai tradizionali presupposti ideologici sull'infanzia e sull'adolescenza. L'atteggiamento nei confronti dei bambini e dei ragazzi abbandonati, fenomeno quantitativamente rilevante oltreché socialmente significativo, subì pur esso una irreversibile trasformazione. Per secoli la logica perversa dei poteri reazionari laici e clericali aveva sostenuto che, come i genitori dovevano essere lasciati liberi di sfruttare i propri figli attraverso una precoce attività lavorativa se ciò tornava utile al bilancio familiare, cosi anche sì doveva permettere alle madri vergognose di abbandonare in appositi luoghi pii , mantenendo l'anonimato, il frutto della colpa . Ma quale formazione veniva poi data ai gettatelli nell'istituzione che li aveva presi a tutela? Quale destino li attendeva? Lo studio di Giulia Di Bello prende in esame uno squarcio della vita dello Spedale fiorentino degli 'Innocenti, destinato a ricovero dei bambini abbandonati, in un momento molto preciso, dal 1888 al 1891, quando cioè l'assetto assistenziale e pedagogico muta sia per l'effetto delle nuove norme del codice civile post-unitario, sia per il lento ma decisivo cambio di mentalità nei valori socio-educativi, che si concretizza in un più incisivo e convinto intervento dello Stato nell'assistenza e nell'educazione popolare. Basandosi sui documenti dell'Archivio dello Spedale di S. Maria degli Innocenti, l'autrice segue, dunque, le vicende personali dei bambini esposti nel corso di quattro anni e l'indagine aggiunge un altro importante tassello alia storia dell'infanzia in Italia nella seconda metà del XIX secolo, gettando luce su un universo finora poco conosciuto, quello dell'infanzia emarginata. L'esposizione dei neonati, tuttavia, sottolinea la stessa Di Bello all'inizio del suo lavoro, ha radici