Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDINI; NIEVO IPPOLITO
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1989
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pagina
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Libri e periodici
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politico in particolare impegnato nella battaglia in difesa dell'italianità del Trentino; 2) in questo volumetto vuole rivalutare l'attività di Sighele forse più caduca, o per lo meno presto superata dall'impetuoso sviluppo della psicologia e sociologia. Il nostro è stato valutato da recenti studiosi soprattutto in riferimento al lavoro del 1891, La folla delinquente, poi accresciuto nel 1902, trascurando altri contributi apparsi per lo più su riviste specializzate, dal primo del 1899, L'infanticidio, alla Coppia criminale, a Eva moderna, a Un paese di delinquenti nati. Questa ricerca del 1896 fu dedicata ad Artena, comune della provincia di Roma che deteneva i più alti tassi di criminalità del Regno e anche di numerosi Stati europei. Sighele interrogandosi sulle cause le attribuiva all'ereditarietà, l'endogamia, l'isolamento da altri centri e strade.
In seguito nelle sue opere Sighele accentuò l'importanza delle condizioni sociopolitiche sul fenomeno della delinquenza, adulta e minorile, come nei due volumi de II mondo criminale italiano, e ne I delitti della folla.
In appendice la Garbari riprende due lavori, ormai introvabili, di psicologia collettiva, rivolti contro il parlamentarismo l'uno e sul problema morale dell'anima collettiva l'altro, dai quali risulta il crescente pessimismo di Sighele: Unirsi nel mondo umano vuol dire peggiorarsi! che cosa volete di più desolante? (p. 119).
FLORIANO BOCCINI
MAURILIO GUASCO, Romolo Murri. Tra la Cultura sociale e Il Domani d'Italia (1898-1906); Roma, Edizioni Studium, 1988, in 8, pp. 204. L. 16.000.
Il libro di Maurilio Guasco offre una nuova ed utile riflessione sulla vicenda politica del sacerdote marchigiano Romolo Murri (1870-1944). Negli ultimi decenni, per la verità, non erano mancati in proposito saggi commemorativi o di circostanza, ma solo di recente la storiografia ha rivalutato appieno l'importanza di questa figura scomoda , per lunghi anni del resto esorcizzata dallo stesso ambiente ecclesiastico o recuperata a fini strumentali. Oggi una pista di ricerca più che mai interessante appare, invece, proprio quella incentrata sull'approfondimento dello studio dei rapporti tra prima democrazia cristiana di Murri, popolarismo di don Sturzo e democrazia cristiana degasperiana (è noto, infatti, come lo statista trentino fosse un estimatore del prete marchigiano). Per individuare il filo sottile che unisce i tre momenti della presenza cattolica nell'ambito delle strutture politiche dello Stato unitario, è necessario risalire agli anni fra Otto e Novecento. In quel periodo, l'aggravarsi delle tensioni sociali, l'affermazione dei sindacati e l'ascesa del partito socialista provocarono contrastanti reazioni nelle file dei cattolici. Evidente risultò la frattura tra la vecchia dirigenza dell'Opera dei Congressi, ferma su posizioni di intransigente astensionismo elettorale e di stretta dipendenza dalle gerarchle ecclesiastiche, e l'ala più radicale del cattolicesimo militante che aveva in Romolo Murri e nelle riviste da lui fondate, in particolare Cultura sociale, i suoi punti di riferimento. L'originalità e l' estremismo dì Murri stavano nella proposta di contendere ai socialisti il monopolio della protesta di classe contro lo Stato borghese ed il sistema capitalista. Per rendere più incisiva la propria azione, i cattolici avrebbero dovuto impegnarsi nella lotta sociale a favore delle larghe
2) i/età gioHttiana nelle lettere di Scipio Sighele, Trento, 1977. Vedi pure la recensione sulla Rassegna, a. LX.V (1978), p. 474.