Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDINI; NIEVO IPPOLITO
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1989
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Libri e periodici
la convinzione di un linguaggio comune e di un comune stile di sentire.
Santarcangeli è testimone del tempo che fu, e in questo suo libro la sua giovinezza si intreccia con la storia di una terra, segnata da un divenire storico, che, aspro come il paesaggio terrestre, violento come la bora e tragico come i giorni del dolore, ha permeato di sé i ricordi, rendendoli ora lieti o drammatici-, ora gioiosi o ameni.
L'infanzia, gli studi, le letture, la musica, le amicizie, le prime passioni sentimentali, il sorgere di nuovi e più ampi interessi intellettuali, sono momenti della vita dell'autore che hanno per sfondo la storia dì Fiume: dall'epoca in cui la città era un corpus separatimi del Regno d'Ungheria, la più bella perla della corona di Santo Stefano, fino agli anni più recenti e tormentati della storia europea. La città del Quarnaro è stata la mèta ambita delle aspirazioni nazionali di tre popoli con visioni politico-economiche diverse: l'Italiano, il Croato e l'Ungherese. Cosi, mentre durante gli anni della Finis Austriae, Fiume rappresentava per le genti della Puszta l'agognato e vitale sbocco al mare, essa era invece considerata da Zagabria una parte integrante della Croazia. Tale visione di Fiume città slava fu sempre viva presso i Croati, al di là degli opposti programmi, elaborati in funzione di un nuovo assetto politico-territoriale da dare all'antico regno trino: lo jugoslavo di Gaj, Strossmayer, Tkalad, Supilo, Trurabié e il pancroato del Pravastvo di StarSevié e Kvaternik. Nello stesso tempo, l'elemento italiano, massicciamente presente nella cerchia urbana, era attratto dalla patria di origine, con cui divideva lingua, cultura e sentimenti.
L'autore ripercorre, a grandi linee, i momenti salienti della storia cittadina: le invasioni degli Illiri-Veneti, dei Liburni e la presenza dominatrice dei Romani; inoltre la sudditanza di Fiume al Patriarcato di Aquileia e ai signori di Duino, fino a quella della famiglia di Walsee, cui subentrerà, nel 1466, la Casa d'Austria. Santarcangeli ricorda ancora le guerre con Venezia, la minaccia degli Uscocchi e dei Turchi, l'autonomia comunale, riconosciuta dallo Statuto Ferdinandeo e confermata da Maria Teresa.
Non sono finite qui le vicende della città, perché, nel 1868, il compromesso croato-ungherese {Nagodba), nato sulle orme del dualismo sancito dal compromesso austro-ungarico (Ausgleich), confermava provvisoriamente lo status cittadino e la sua dipendenza da Budapest, in attesa che una soluzione definitiva, da ricercarsi nell'ambito di un accordo trilaterale Ungheria, Croazia e Fiume , ne definisse finalmente rassetto giuridico.2) Poi, nell'ottobre 1918, allo sgretolarsi della duplice monarchia, la città veniva occupata dai Croati, che a Zagabria proclamavano l'indipendenza della Croazia-Slavonia, con la Dalmazia e Fiume, nell'ambito del nuovo Regno dei Serbi-Croati e Sloveni (Jugoslavia).
Il Consiglio Nazionale italiano, di fronte al precipitare degli avvenimenti, dichiarava con un proclama l'annessione della città al Regno d'Italia. Così, la Questione di Fiume infiammerà gli animi dei contendenti, alimentando le reciproche incomprensioni e rendendo più complesse le già problematiche trattative di pace in corso a Parigi. La Reggenza del Carnaro assunta da D'Annunzio, il trattato di Rapallo, l'elfi mero Stato libero e il passaggio della città all'Italia, in seguito al patto di Roma, rappresentano i momenti
monarchia Austro-Ungarica ma a voce si chiamava Austria, termine a cui il paese aveva abdicato ma che conservava in tutte le questioni sentimentali .
2) Zagabria e Budapest interpretarono in modo diverso gli accordi su Fiume, a causa delle differenze esistenti tra il testo in lingua ungherese e quello in lingua croata. A tale proposito, si veda A. MÀCARTNBY, L'impero degli Asburgo, 1790-1918, Milano, 1976, pp. 627-628 e p. 650, nota 180.