Rassegna storica del Risorgimento

LAVORO DEI FANCIULLI LEGISLAZIONE 1886
anno <1990>   pagina <6>
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6 Filippo Ronchi .
mente indebolendosi, o meglio modificandosi in senso più umano, cosicché tutte le classi sociali furono costrette a condividere con lo Stato la responsabilità di allevare i figli.
I motivi per cui, in generale, lo Stato cominciò ad assumersi compiti di questo tipo sono da ricercarsi, in primo luogo, nello spirito positivistico che si diffuse in Europa nella seconda metà del XIX secolo. Fu al vertice della gerarchia sociale che iniziarono i cambiamenti. Proprio nelle famiglie della borghesia intellettuale, dei professionisti, dei funzionari, dei dirigenti si verificò, inizialmente, il passaggio dalla deferenza all'intimità. Questo processo coinvolse, a poco a poco, anche gli strati sociali più umili. Così, se in Italia l'idea dell'infanzia sopravvisse all'avidità degli industriali, lo si deve pure al fatto che quella idea fu tenuta viva, alimentata e diffusa da elementi della borghesia illuminata. Una volta introdotte, le concezioni relative all'infanzia non abbandonarono più le classi dirigenti.
Per la verità, i problemi connessi con la situazione infantile avevano cominciato ad attrarre l'attenzione degli intellettuali del nostro paese sin dall'epoca della Restaurazione. Un più accentuato interesse si era diffuso, allora, anche per i modi di vita delle classi popolari. Questo interesse caratterizzava, del resto, nei primi decenni del XIX secolo, sotto l'influenza del Romanticismo, larga parte della cultura europea,8) ma in Italia biso-
sempre hanno avuto l'aspetto tipicamente infantile con cui sono stati conosciuti nell'età moderna. La nozione di infanzia, in quanto età distinta e specifica della vita, arrivò ad essere universalmente accettata soltanto durante l'Umanesimo. Nel Medioevo non si riteneva che i bambini fossero creature diverse dagli adulti. Essi erano trattati come versioni in miniatura degli adulti stessi. Vi è sempre stato, ovviamente, un periodo della vita conosciuto sotto il nome di fanciullezza . I bambini molto piccoli erano considerati differenti dal resto della popolazione. La loro condizione veniva sottolineata non solo dal modo speciale di curarli e di alimentarli, ma anche dal particolare abbi­gliamento, dalle culle e dai lettini, perfino dai pochi rudimentali giocattoli costruiti per il loro divertimento. Tuttavia, dopo i 6 anni, si supponeva che i bambini avessero ormai raggiunto l'età della ragione. Da quel momento potevano prendere il loro posto nella società. Così i bambini avevano scarse possibilità di essere protetti dalla conoscenza di tutto ciò che, in seguito, sarebbe stato ritenuto non adatto a chi fosse in tenera età : la sofferenza, il sesso, la morte. L'intimità era un concetto che esisteva appena. Era difficile tenere nascosti a qualsiasi componente della famiglia i fatti dell'esistenza. Non veniva neppure in mente che certi aspetti della vita dovessero rimanere segreti per i bambini. In proposito cfr. M. WINN, Bambini senza infanzia, Roma, 1984, pp. 99-101; P. ARIES, Padri e figli nell'Europa medioevale e moderna, Roma-Bari, 1976, pp. 145-152 e 483-488.
*) Durante il XIX secolo, si sviluppò un'autentica venerazione verso i bambini, che giunsero ad essere idealizzati per quelle che venivano considerate le loro caratteristiche specifiche: l'immaginazione, l'ingenuità, l'innocenza, l'atteggiamento pieno di fiducia, la spontaneità e la naturalezza. Al concetto romantico di un'infanzia considerata come periodo di purezza e bontà si venne associando un nuovo atteggiamento di protezione e di più sollecita preoccupazione per preservare queste qualità dei bambini dalle influenze corruttrici del mondo adulto. Si cominciò a riconoscere l'importanza dell'infanzia come stadio peculiare della vita umana e si iniziò anche a capire che quanto accade ad una persona nei primi anni della sua esistenza ha un'influenza sul suo futuro. Cfr. M. WINN, op. cit., pp. 105-108 e N. POSTMAN, La scomparsa dell'infanzia, Roma, 1982, pp. 73-75.