Rassegna storica del Risorgimento
LAVORO DEI FANCIULLI LEGISLAZIONE 1886
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1990
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La legge sul lavoro dei fanciulli
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lavoratrici ed il Parlamento, uscito a Roma nel 1885, egli difese per l'ultima volta le idee generali che avevano ispirato la sua politica interna larga . Ribadì di essere entrato nel governo Depretis con un programma ben chiaro, non tolto a prestito da nessuno, non adottato per circostanza, ma professato apertamente da anni ed anni.12 Quanto all'accusa principale che gli veniva rivolta, quella cioè di volere un socialismo di Stato , Berti affermava che una simile espressione doveva essere ben valutata altrimenti essa dice troppo o dice niente.130) Notava quindi polemicamente come ormai in tutto l'ordinamento degli Stati moderni vi fosse abbondanza di socialismo. E più ve ne sarà, a misura che i servizi pubblici si moltiplicano e che la lotta economica tra nazione e nazione si rende più gagliarda .m> In questo contesto, l'Italia si trovava tra gli Stati più arretrati dal punto di vista della legislazione sociale. Berti riepilogava, infine, tutti i motivi che lo avevano spinto ad intraprendere la sua azione riformatrice: Due mila e più società di mutuo soccorso, fornite di cospicuo capitale, non hanno personalità giuridica e non possono stare in giudizio e tutelare il loro patrimonio formato dal risparmio. Sono così abbandonati a sé gli operai delle miniere e, nei disastri che avvengono, le famiglie orbe dei loro cari non hanno leggi che le tuteli. È abbandonato pure a sé il lavoro dei fanciulli. Non abbiamo leggi per le caldaie a vapore, per le materie esplodenti. Non provvedimenti per gli scioperi, per gli arbitrati, per la emigrazione. Questo stato di cose è oltre ogni dire lamentevole, ed un governo colto e libero non può camminare a questo modo senza suscitare contro di sé giustamente l'avversione di chi lavora.132)
e la prima conseguenza fu, -appunto, ohe Berti venne costretto a lasciare il ministero sostituito con il più malleabile Bernardino Grimaldi. Depretis diede cosi soddisfazione agli umori retrivi del blocco industriale-agrario, ma si rese conto, al tempo stesso, dell 'impossibilità e della non convenienza politica di accantonare completamente il programma di riforme sociali. Esso fu, quindi, ripreso, pur se con minore slancio, dal calabrese Grimaldi, suscitando però di nuovo accese opposizioni, le quali finirono sostanzialmente con il prevalere. Cfr. G. P. CAROCCI, op. cit., p. 500; G. MONTELEONE, op. cit,, p. 264. Sulla crisi agraria e l'espansione industriale degli anni Ottanta cfr. A. CAPONE, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, in Storia d'Italia diretta da G. GALASSO, Torino, 1981, pp. 391-402.
J29) D. BERTI, Le classi lavoratrici ed il Parlamento, Roma, 1885, p. 20.
W Ivi, p. 11.
tti) Ibidem. Berti ben conosceva l'ondata di socialismo municipale che, a partire dal 1880, aveva investito l'Inghilterra, dove i tradizionali partiti whig e tory, avevano, di fatto, assimilato alcune idee di stampo socialistico, togliendo ai privati la gestione di una serie di servizi e creando istituzioni di assistenza sociale con i proventi delle tasse che le amministrazioni locali avevano la facoltà d'imporre. Proprio tra il 1883 ed il 1885, inoltre, Bismark, per frenare l'avanzata socialdemocratica, aveva varato leggi sociali grazie alle quali erano state organizzate per i lavoratori tedeschi le assicurazioni, contro le malattie e gli infortuni.
132) D. BERTI, op. cit., p. 23. Sull'attività successiva di Berti, che rimase sostarti zialmeste fedele a princìpi di pacifismo in politica estera e di solidarietà sociale in