Rassegna storica del Risorgimento

LAVORO DEI FANCIULLI LEGISLAZIONE 1886
anno <1990>   pagina <43>
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La legge sul lavoro dei fanciulli
non si andava e la legge venne approvata, con la schiacciante maggioranza di 190 voti favorevoli contro 35, così come era stata inviata dal Senato.
Le reazioni della stampa.
Le prese di posizione dei giornali espressione dell'opinione pubblica qualificata sul problèma del lavoro minorile furono varie e, come vedremo, per certi aspetti sorprendenti. Tra i più convinti sostenitori dei provve­dimenti a favore dei bambini troviamo, infatti, il quotidiano L'Opinione, portavoce del moderatismo piemontese di antica tradizione. Il 10 feb­braio 1885, nell'articolo La tutela del lavoro dei fanciulli, venivano lodati per la loro opera di denuncia e di sensibilizzazione Luigi Luzzatti e Paolo Boselli. Il pezzo terminava riportando il regolamento di un cotonificio di Perosa, in provincia di Torino, dove era previsto, tra l'altro, che l'età di ammissione al lavoro fosse di 12 anni. Il giornale lo considerava un bellissimo esempio da porsi innanzi perchè sia imitato, e nel quale si dimostra che possono fiorire industrie pur rispettando i bisogni più impe-
cautele e per un orario dì lavoro non superiore alle 8 ore. Il lavoro notturno era qualificato come insalubre, dunque vietato ai minori di 12 anni. Il regolamento vietava l'impiego di fanciulli nella ripulitura di motori, prevedeva obbligatoriamente un riposo intermedio di almeno un'ora e fissava l'obbligo di un registro dei fanciulli occupati e di tabelle dell'orario di lavoro. Dava, inoltre, agli ingegneri delle miniere ed agli ispettori dell'industria da più ampia facoltà di visita, di indagine e di colloquio, fino al punto di autorizzarli a richiedere l'intervento della forza pubblica, qualora incontrassero ostacoli nell'esercizio della loro funzione. Ogni anno, infine, il governo avrebbe dovuto presentare una relazione al Parlamento, contenente un resoconto sulle ispezioni eseguite ed indicazioni sugli aspetti della legge da perfezionare. Cfr. A.A.I.C., Commissione reale per il regolamento sul lavoro dei fanciulli, Roma, 1886, pp. 94-103. La Commissione incaricata di compilare il regolamento era composta da Luzzatti (presidente), Trompeo (vice-presidente), Manfrin, Lualdi, Cardarelli, Pavesi. Ne facevano parte anche ring. Giulio Vigoni, l'ispettore delle miniere Nicolò Pellati e il direttore capo della divisione industrie e commerci Antonio Monzilli. Massarani aveva rifiutato di parteciparvi, ma in sostanza i parlamentari della Commissione erano quasi tutti favorevoli ad un'interpretazione estensiva della legge. Lo schema di regolamento finì, perciò, con l'andare ben oltre il contenuto della legge stessa, tanto ohe Luzzatti dichiarò, fra lo stupito e il'irritato, durante una riunione della Commissione, che si era fatto entrare dalla finestra ciò che alla Camera e al Senato non si è potuto far entrare per la porta . Questa critica proveniente da chi per oltre 10 anni si era battuto a favore della tutela del lavoro dei fanciulli, secondo Monteleone non trova spiegazione che nel generale riflusso del riformismo sociale dei moderati ormai irretiti dal trasformismo depretisiano e convertiti alla difesa degli interessi industriali sempre più forti e influenti . Cfr. G. MONTELEONE, op. ciL, p. 274. In effetti il regolamento fu sottoposto successivamente all'esame e approvazione del Consiglio dell'Industria e del Commercio, che lo modificò favorendo di nuovo le esigenze degli imprenditori (venivano, ad es., introdotti alcuni limiti alle facoltà degli ispettori ed era sancita l'esclusione dalla legge degli opifici con almeno 10 operai, il che evitava controlli a tutta la piccola e a gran parte della media Industria, dove maggiore risultava lo sfruttamento dei minori). Cfr. G. MONTELEONE op. cit,, pp. 273-275. Per le motivazioni del rifiuto di Massarani di partecipare ai lavori della Commissione, cfr. A.A.I.C., Commissione reale cit., pp. 9-10.
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