Rassegna storica del Risorgimento

LAVORO DEI FANCIULLI LEGISLAZIONE 1886
anno <1990>   pagina <47>
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La legge sul lavoro dei fanciulli
Complessivamente, la violazione e l'inosservanza del regolamento risulta­rono frequenti e diffuse nell'Italia centro-meridionale, dove in qualche caso le autorità locali addirittura non avevano provveduto alla notificazione e pubblicità della legge. Nel Nord, soprattutto in Lombardia, essa produsse, invece, una diminuzione dell'impiego dei fanciulli-operai, che favorì l'as­sunzione di personale adulto ed un aumento, seppur modesto, dei salari Mentre, poi, nel Settentrione le associazioni operaie si mobilitarono per invitare il ministero ad applicare rigorosamente e sollecitamente la -legge, nel Meridione prevalse la diffidenza, in quanto si interpretò la legge medesima come un'indebita ingerenza del potere esecutivo e come un subdolo strumento per imporre nuove tasse sul capitale e sul lavoro. Ma più che dilungarsi sui singoli dati, appare in conclusione necessario tracciare un bilancio di carattere generale sul significato che ebbero i primi provve­dimenti a favore dell'infanzia. In questo senso, sarebbe forse errato sovrap­porre pregiudizi etico-politici alla storia delle strutture e, di fronte al disagiò morale che obbiettivamente suscita la strenua ostilità degli indu­striali italiani alla legge del 1886, emettere definitive sentenze di condanna contro il capitalismo italiano incapace di accogliere i valori umanitari e democratici. Altrettanto discutibile sarebbe però, come rileva Stefano Merli, dare per scontata la logica della oggettività scientifica dello sviluppo economico e della organizzazione del lavoro del sistema capitalistico naturalmente indirizzato verso una superiore civiltà dei consumi e del benessere,205) poiché, rammenta Guido Monteleone, il miglioramento in una certa misura della vita materiale dell'operaio, molto meno della sua 'qualità', non è la meccanica conseguenza -dello sviluppo quanto più rapido possibile dell'industria, del progresso tecnologico, dell'aumento della pro­duzione [...] bensì il risultato di una lunga e continua lotta sostenuta dalla classe operaia organizzata contro il padronato: è il frutto, in estrema sintesi, della lotta di classe e della perdurante conflittualità tra capitale e lavoro, inevitabile nel sistema capitalistico di produzione.206) Bisognerà tener presente, quindi, che (come del resto conferma anche la vicenda minore della legge sul lavoro dei fanciulli) una spinta anti­liberale ed antidemocratica è inseparabile dall'affermarsi del capitalismo italiano nella sua peculiare forma di capitalismo autoritario .207) Se è
205) Cfr. S. MERLI, op. cit., p. 2. Un'acuta riflessione è anche quella con­dotta dallo studioso Immanuel Wallerstein. Egli sostiene che il capitalismo è un sistema storico dotato, come tutti gli oggetti storici, di un percorso nel tempo e nello spazio e destinato, quindi, a svilupparsi, modificarsi e ad essere sostituito da qualcos'altro che lo seguirà. In tale prospettiva, analizzando i caratteri distintivi dell'economia capitalista, egli afferma: Non era inevitabile non era neppure ovvio che ogni sottoprocesso di questa catena [...] fosse mercificato . Cfr. I. WALLERSTEIN, // capitalismo storico. Economìa, politica e cultura di un sistema-mondo, Torino, 1985, p. 6.
a>S> Cfr. G. MONTELEONE, op. cit., p. 256.
307) cfr. S. LANARO, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia, 1870-1925, Padova, 1979, p. 10. Per una prima disamina delle ideologie protezioniste e corporative tradizionaliste e socialconservatrici, imperialiste e populiste, con cui la Destra liberale aveva avallato tra il 1880 ed il 1890 l'accumulazione primitiva di capitale è utile risalire sempre a S. LANARO, Nazionalismo e ideologia del blocco..,,
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