Rassegna storica del Risorgimento

LAVORO DEI FANCIULLI LEGISLAZIONE 1886
anno <1990>   pagina <48>
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Filippo Ronchi
vero che i tratti distintivi della strategia borghese in Italia, fin dagli esordi del processo di sviluppo dell'industria, sono il nazionalismo, il protezionismo, l'imperialismo e un tendenziale totalitarismo,208) non deve sorprendere che in tutti gli interventi dei proprietari di fabbriche e dei pubblicisti a loro vicini si reclamino a gran voce azioni governative per la protezione doganale, per la repressione degli scioperi e si esaltino, viceversa, il pieno godimento dei diritti dell'homo oeconomicus, la -libertà di impresa, la concorrenza perfetta, che esigono un sacrificio delle pre­rogative dei cittadini, quando all'orizzonte si profila la possibilità di una legislazione sociale. Non a caso l'intransigenza degli industriali si attenua (ma solo un poco) dopo la riforma doganale del 1878. Essi sperano, infatti, di ottenere altri successi in campo protezionistico e le tenui concessioni sul terreno della legislazione sociale dovrebbero avere come corrispettivo dal governo più elevati dazi doganali.209) A partire dagli anni Settanta, insomma, le classi dirigenti che hanno maggiormente beneficiato del moto risorgimentale, cioè la borghesia e l'aristocrazia finanziaria, abbandonano le ultime illusioni del loro originario liberalismo (ad esempio la fiducia in una spinta costante verso l'uguaglianza ed il progresso civile) e com­piono un decisivo cambio di rotta: in primo luogo comprendono che l'industrializzazione capitalistica è la principale garanzia di mantenimento del proprio potere; in secondo luogo ammettono senza reticenze che volere sul serio l'industrializzazione significa ricorrere con implacabile durezza a misure coercitive sul terreno politico e sociale.210) Considerando l'anda­mento della crescita industriale e la sempre maggior concorrenzialità che si viene stabilendo tra le economie delle potenze europee, il vecchio paternalismo può rivelarsi controproducente. In un simile contesto, il tentativo di riqualificare moralmente e politicamente la missione della classe dirigente liberale dinanzi alle masse, tentativo che vedrà unite la Sinistra democratica settentrionale facente capo a Benedetto Cairoli ed eminenti personalità provenienti dalla Destra storica (Berti, Luzzatti, Boselli) si risolverà in un fallimento. Il programma era quello di dar vita ad una sorta di riformismo preventivo211) per rafforzare l'egemonia liberale, guadagnando il consenso del paese ed evitando, così, i pericoli derivanti dall'affermazione di socialisti e clericali. Il modello per tale politica già esisteva: l'Inghilterra. Lo strumento per concretizzarla doveva essere costi-
cit pp. 36-50. Su questo aspetto cfr. anche G. BAGLIONI, op. cit., p. XltìI e la sua affermazione secondo cui la borghesia produttiva italiana ha promosso un processo di industrializzazione cercando di mantenere i tradizionali rapporti sociali, dì non sfidare il dominio delle vecchie classi dominanti [...]. Questa strategia è stata perseguita perché ha consentito l'acquisizione di cospicui vantaggi materiali e la costante protezione dello Stato, nonché l'appoggio degli apparati pubblici per la repressione della protesta nel mondo operaio .
208) Cfr. S. LANARO, Nazione e lavoro.,., cit., p. 14.
209) Cfr. G. P. CAROCCI, op. cit., pp. 494-496.
210) cfr. S. LANARO, Nazione e lavoro..., cit., p. 21. 2) Cfr. G. ARE, op. cit., p. 262.