Rassegna storica del Risorgimento

anno <1990>   pagina <51>
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LETTERA AL DIRETTORE
Gentile Direttore,
Il Bollettino dell'Ufficio storico del Comando del Corpo di Stato Mag­giore (anno VII, n. 4 del 5 ottobre 1932) riporta una interessante nota con­cernente la prima strofa della canzone che i soldati sardi cantavano, imbar­candosi, per la Crimea.
L'aver fatto di nuovo rivivere questa canzone è merito dell'allora Capitano di Vascello Eugenio Modena, che negli anni trenta era al co­mando del Regio Incrociatore Taranto. Tale comandante, dal nome indica­tivo e che probabilmente qualche anno dopo sarà colpito da leggi speciali, prese l'iniziativa di scrivere all'Ufficio storico dello Stato Maggiore della Regia Marina inviando una parte della predetta canzone. In proposito scri­veva:
In questo fervore di rinascita > siamo a pochi anni dalla Vittoria di Vittorio Veneto in cui si rivaluta quanto fu ragione all'Italia di gloria e di onore, non mi pare inopportuno richiamare in vita " una canzone militare che a me bambino insegnava mio padre, fervente patriota ed esule volontario veneto nell'Esercito Sardo. È la canzone dei soldati piemontesi in partenza per la Crimea, limitatamente alla prima quartina e al ritor­nello, rimasti nei miei ricordi. La musica che feci insegnare ai miei marinai del Taranto mi fu riprodotta dal maestro di musica dell'Ancona.
Il Bollettino dell'Ufficio storico del Regio Esercito del tempo, chiesto il consenso all'Ufficio storico dello Stato Maggiore della Regia Marina ed allo stesso Comandante Modena, riprodusse la quartina ed il ritornello del­la canzone in discorso e la musica relativa. Esprimeva, peraltro, il ram­marico che ricerche svolte al fine di completare la canzone fossero riuscite infruttuose. Si rivolgeva quindi ai propri lettori perché lo coadiuvassero nelle ulteriori ricerche frugando negli archivi storici di Stato, special­mente del Piemonte .
Tale invito è rivolto dal sottoscritto, che inserisce questa ricerca nel quadro dell'allestimento della stanza etnografica del Museo risorgimentale di Castelfidardo, ai lettori della Rassegna, sperando che in questa circo­stanza si possa giungere a più ampie conclusioni.
La strofa ricordata dal comandante Modena e riprodotta era la se­guente:
La Franza e l'Inghiltera A l'an mandane a di Suldà d' Piemunt ai armi Ven an Crimea ateo ti
Guarda vui! Suma nuli Chi va là?
Trupium d' suldà
Ca va impiantò el bivac
Suta al canun cusac!
MASSIMO COLTRINARI