Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1990
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pagina
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64
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64 Libri e periodici .
Le conseguenze furono amare: una numerosa schiera di patrioti , più amanti a dire il vero delle lettere che dell'agir guerriero , finisce nelle mani della polizia politica e dei tribunali dello Stato Pontificio e del Regno delle Due Sicilie.
Saveria Ulissi, fidanzata con Nicola Gaetani Tamburini, conosciute certe notizie, si ritenne offesa nell'affetto che provava e volle colpire l'incauto amante; questi, non proprio ligio alle regole del segreto, durante il passionale fidanzamento le aveva confidato tutto il suo ardore e tutti i suoi maneggi di patriota e quanto andava facendo per combattere il potere temporale dei Papi.
Saveria conosceva la situazione politica del tempo. Il passo successivo fu semplice: tramite il cognato Pietro Costantini, denunciò tutto, ma proprio tutto, alla polizia politica pontificia. La ruota della giustizia cominciò a girare. Il brigadiere della gendarmeria pontificia, Fedeli, ricevuta la denuncia edottò il proprio superiore tenente Perfetti, che, dal suo Comando di Ascoli, provvide a disporre perquisizioni, denunce, arresti. Nella rete caddero, oltre il fidanzato incauto e traditore, anche tutti i suoi amici collegati a lui tramite l'affiliazione di quella società letteraria che aveva preso il nome di Apostolato Dantesco .
La storia si svolse a Monsampolo, nelle basse Marche, negli ultimi anni del decennio di preparazione. Dopo il congresso di Parigi, i fermenti antipapali erano registrati con crescente preoccupazione sia dalle autorità pontificie, sia dai comandi austriaci delle Marche. La situazione era tesa e la vigilanza portata ai massimi livelli. La spedizione, anche se fallita, del Pisacane aveva esasperato gli animi e spesso, sia da una parte che dall'altra si dava corpo alle ombre. La denuncia di Saveria fu accolta con la massima attenzione. Ed in breve, chiunque fosse anche lontanamente in collegamento con il Gaetani fu arrestato. La presunta cospirazione travalicò anche i confini dello Stato Pontifìcio e vi furono arresti e denunce a Teramo e a L'Aquila. Le condanne furono pesanti (dai quattro ai dieci anni) anche se successivamente, viste con un animo più sereno le imputazioni, intervennero grazie sovrane che ridussero a pochi mesi la detenzione dei condannati.
Bruno Ficcadenti ci descrive, come ampliamento ad un suo contributo già apparso sulla Rassegna nel 1987, l'evolversi di questa storia crepuscolare degli ultimi anni del potere temporale dei papi nelle Marche. Una storia completamente basata sui cosidetti corpi di reato , ovvero tutte le carte che la polizia politica pontificia sequestrò agli imputati. Sono in totale 97 lettere di corrispondenti illustri e non, che coprono un arco di tempo che va dal 1844 al 1857. Se da una parte si comprende il clima di estrema tensione politica e poliziesca, dall'altra si coglie negli estensori più un amore per le lettere, per gli ideali, per il nuovo, che un vero e proprio senso d'azione e di cospirazione contro il potere costituito.
L'ottusità poliziesca e la scarsissima tolleranza politica delle autorità pontificie e borboniche ne fecero dei denunciati e dei perseguitati, trasformandoli da semplici esponenti di avanguardie letterarie in eroi della causa nazionale.
Un lavoro, quindi, di documentazione veramente encomiabile, che tratteggiando la situazione politico-sociale degli ultimi anni precedenti la unificazione nelle Marche, porta un contributo di qualità allo studio del passaggio della regione marchigiana dallo Stato preunitario allo Stato Nazionale.
MASSIMO COLTRINARI
ADRIANO SPINA C.P., Aspetti e problemi dell'Agro Romano (1860-1902). Ricerche per la storia civile e religiosa della Campagna Romana e della diocesi di Albano (Studi storici, 2): Albano Laziale, Diocesi di Albano, 1988, in 8, pp. 128. S.p,
11 problema dell'Agro Romano, già Impostato nel quadro del movimento riformatore del secolo XVIII nello Stato Pontificio, si presentava in tutta la sua gravità ancora per tutto l'Ottocento ed appassionava economisti ed amministratori che opportunamente denunciavano cause ed effetti e solo in minor parte riuscivano a provvedere con mezzi idonei. I dati statistici sono impressionanti: in un territorio che comprendeva quasi duecentomila ettari suddivisi tra poche famiglie, i soli Torlonia ne possedevano oltre ventiduemila e