Rassegna storica del Risorgimento
LAFFOND JEAN-BAPTISTE
anno
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1990
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pagina
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148
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Francesco Ghidetti
perseverato a cospirare dal 1840 al 1848, malgrado le sospensioni dall'Impiego, la perdita di questo, l'Esilio, i dispiaceri non piccoli cagionatemi dalle imprudenze di coloro che erano sicuri all'Estero, e da chi pur troppo in buona fede malgrado i miei reiterati avvertimenti, tenevano tuttavia in concetto di onesti Patriotti le principali Spie dei Governi Austriaco ed Italiani... .3> E ancora: Per dieci anni continui (cosa incredibile) ho tenuto una corrispondenza attivissima con Londra, Malta, Parigi, Marsilia, la Svizzera, la Spagna, l'Algeria, la Sicilia, Napoli, le Calabrie, Roma, Civitavecchia, le Legazioni, la Toscana tutta, Lucca, la Garfagnana, Modena, Genova, Sarzana, Lerici, Massa, ecc. ecc., facendo di notte giorno, senza aver mai commesso la più piccola imprudenza ed aver compromesso chi che sia! .
Si chiarisce subito la funzione politica di Laffond: intermediario, paziente tessitore di una trama cospirativa che abbraccia l'Italia intera e che ha nel giovane addetto al Consolato di Francia di Livorno una pedina insostituibile. Infatti, era da me prosegue Gio.Batta nella sua j Confessione" che venivano diretti dai diversi Comitati Italiani ed Esteri, gli Emissari o Ufficiali che daflla Spagna venivano in Italia per porsi alla testa della Rivoluzione. L'ultima parola è fondamentale per capire l'itinerario politico e di vita di Laffond: si parla di Rivoluzione da intendersi ovviamente come Rivoluzione nazionale, come aspirazione ad un'Italia unita. Non c'è insomma traccia di quel regionalismo o, peggio, municipalismo tipico della Toscana risorgimentale. Più che di movimento interno, dunque, si deve parlare di movimento nazionale, di operazione politica che guarda all'insieme delle sorti italiane entro un vasto sommovimento che abbraccia tutto il Mediterraneo. Tale visione conferma l'influenza dei due maggiori corrispondenti del diplomatico francese: Nicola Fabrizi e Giuseppe Mazzini.
Nessuna Toscanina , nessun patteggiamento con il governo del Granduca. È Rivoluzione con la R maiuscola, quasi a voler ribadire l'idea della missione da realizzarsi attraverso l' azione . E qui occorre subito fissare un primo paletto interpretativo, che riguarda Laffond, ma che può essere applicato a tutta la leva rivoluzionaria che ha sede in Livorno.
Laffond non è uomo di pensiero. Egli si nutre d'azione. Nei suoi scritti, o nelle testimonianze su di lui (specialmente quelle di polizia) è difficile riscontrare raffinate intuizioni politiche o analisi di avvenimenti, a parte alcuni tentativi risalenti agli ultimi anni della sua vita. Ecco perché Laffond è essenzialmente un organizzatore (bravo), un Propagatore
> Ibidem. Sull'importanza di questo testamento politico, cfr. anche il bellissimo articolo che Antonio Monti scrisse per il Corriere della Sera: Le rivelazioni del carteggio di un cospiratore còrso, Milano 6 aprile 1939. Laffond così prosegue: E finalmente i Rapporti e le accuse continue a danno mio di questo Governo a quello di Francia, e gli articoli della Gazzetta di Augusta che erano i precursori delle burrasche che si scatenavano contro di me, non valsero a scoraggiarmi, né a farmi abbandonare ì miei Amici Politici coi quali perseveravo sempre più a favore della Causa Italiana. In cento fra Generali d'Armata, Senatori, Antichi Ministri, Deputati e funzionari pubblici possono prestarne fede... .