Rassegna storica del Risorgimento

LAFFOND JEAN-BAPTISTE
anno <1990>   pagina <150>
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Francesco Ghidetti
genitori, Marco Laffond e Colomba Barbieri, sono còrsi5) e da essi eredita la cittadinanza francese. Entra, alla fine degli anni Trenta, a soli vent'anni, in diplomazia, proprio nella città dove è nato, Livorno.
Già questi tre caratteri danno l'idea del giovane: nato in un periodo storico cruciale, figlio di genitori coinvolti, magari come semplici spetta­tori, in pieno periodo rivoluzionario di Francia, e aspirante ad una carriera che necessita orizzonti mentali assai ampi. La forza di Laffond sta, come vedremo, nella poliedricità, nella capacità di adattarsi alle diverse situa­zioni politiche e cospirative. Ma andiamo con ordine. Come è noto, i fran­cesi, diplomatici, negozianti, semplici cittadini erano attentamente sorve­gliati nel Granducato di Toscana. Da parte delle autorità di polizia c'era una diffidenza innata verso i sudditi di quella nazione che, dal 1789 in poi, aveva creato non pochi problemi al quieto vivere dei governi reazionari e austro-dipendenti. Non sorprende quindi il fatto che, sin dal 1840, Jean-Baptiste sia sorvegliato dall'autorità granducale.6) Le prime notizie di poli­zia su Laffond si intrecciano con l'arrivo a Pisa, il 22 novembre 1840, della famiglia Menotti al completo.7) Subito il Buon Governo pone sotto controllo i Menotti e presta particolare attenzione ad Achille: le sue mosse sono punti­gliosamente seguite dall' Inspettore di polizia e riferite al Governatore. In un appunto riservato, datato 29 novembre, e diretto al Governatore di Pisa si av­verte che -un tal GioJBatta Laffond segretario del Console di Francia a Livor­no 8> era arrivato a Pisa e, dopo aver incontrato varie persone, tra cui il bene cognito Pasquale Prattico, pittore Napoletano, ora in Lucca e sfrattato re­centemente dalla Toscana,9) si era incontrato con Achille Menotti. I due avevano parlato da soli per un'ora 10> e, all'atto di lasciarsi, Menotti avrebbe detto a Laffond: ... rammenta agli amici di Livorno che non manchino e che siano in parola.11)
5) Cfr. la voce Laffond di P. POGGI, in Dizionario del Risorgimento nazionale, Milano Vallardi, 1931, voi. Ili, p. 319.
6) Una curiosità: il Laffond non ebbe quasi mai, nei rapporti di polizia e nelle varie testimonianze su di lui, trascrìtto esattamente il nome: Alfredo, Giovanni, Luigi. Oppure: Latfont, La Fond, Latefond, Laffondt.
T) Archivio di Stato di Firenze, Buon Governo-Segreto (d'ora in poi ASF, BGS), 1840, filza 21, affare 155. Cfr. anche Archivio di Stato di Livorno (ASL), Governo, Affari Riservati, 904, a. 91.
8) ASF, BGS, 1840, f. 21, a. 55.
5) Ibidem. Si veda anche ASL, Governo, Affari Riservati, f. 904, a. 91. Sui rap­porti con il Prattico, cfr. ERSILIO MICHEL, Esuli e cospiratori italiani in Corsica (1840-1850), in Archivio storico di Corsica, I, 3-4, 1925, p. 8 e nota dell'estratto.
W> Sui contatti con l'ambiente pisano, cfr. anche LEONARDO SALIMBENI, Achille Menotti, Ricordi con lettere e scritti biografici del medesimo, Modena, Vincenzi, 1880, p. 26; ARTURO LINAKBR, La vita e i tempi di Enrico Mayer, Firenze, Barbera, 1898, voi. I, p. 298; GIUSEPPE MAZZINI, Scritti editi e inediti, (d'ora in poi: MAZZINI, SEI), XXI11 (Epistolario, XI), p. 267 e nota; ERSILIO MICHEL, Maestri e scolari dell'Università di Pisa net Risorgimento nazionale, Firenze, Sansoni, 1949, pp. 132-133; FRANCO DELLA PERUTA, Mazzini cil., p. 309 e nota. Va annotato che i contatti tra i due continuarono: si veda MRR, b, 714, ins. 47.
11) ASF, BGS. 1840, f. 21, a. 155.