Rassegna storica del Risorgimento

LAFFOND JEAN-BAPTISTE
anno <1990>   pagina <152>
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Francesco Ghidetti
discorso di Laffond è riportato per intero nella Riservata che l'Ispettore di polizia di Pisa invia al Governatore il 6 dicembre 1840. Ne riportiamo integralmente il testo perché, pur nella prosa incerta del funzionario di polizia, rende in parte il clima politico di quegli anni caratterizzato dalla grande attesa della Rivoluzione nazionale e sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo in questi casi) presentare un Jean-Bapriste Laffond cardine del­l'organizzazione settaria in Livorno, con diramazioni in tutt'Italia. Ecco dunque le supposte parole di Jean-Baptiste:
Giovani italiani. Affidatomi da alcuno che ci è superiore l'onorevole benché difficile incarico di accomodare o per meglio dire trovare i mezzi per poter acco­modare gli affari della misera e oppressa Italia, io già da qualche tempo mi adopero per quanto posso, cercando così i mezzi più sicuri a questo intento e a l'interesse comune per non deludere chi a me si è affidato, e per avere infine il vanto di aver fatto quello, che a nessuno mai riuscì di fare. Abbiamo a Livorno certo sig. Poggi17) che guida tutti i liberali più accaniti, e che altre volte si prestarono i liberali più accaniti nei piccoli assalti che imprudentemente si fecero. Tre o quattro cento giovani che nulla esiterebbero ad armarsi del fucile sono a disposizione in Livorno, e qualche uffiziale e molti sergenti, che sono al Corpo, pensano in modo tale che nulla esiterei ad offerirgli al comitato per ì nostri direttori. Dell'Uffizialità piemontese vi è chi risponde, assieme a millecinquecento giovani. Non mi incarico dello stato lucchese, essendovi persona che non oltrepassa la Frontiera Toscana che ne ha cura (Achille Menotti). Attendono nello stato napoletano le nostre rivolu­zioni onde soccorrerci. La Romagna è mia. Alcuni uffiziali italiani che servono in Spagna anelano il momento di ricevere nostre lettere, onde venire alla nostra testa, ed aprirci la strada della Liberazione. Mi rincresce non aver ricevuto una risolu­zione da Modena. Con queste lettere del vapore da Guerra pervenute questa mat­tina da Marsilia, mi viene approvato quanto feci fino ad ora, insinuandomi co­stanza, e fermezza. Affido a voi, miei Cari Giovani di Pisa e siatene garanti di quanto ora vi chiedo e chiederò in seguito. Per ora occupatevi di darmi conto di dugento giovani risoluti: non mi nominate giammai. Le lettere per la Posta, ben sigillate. Corrispondetemi e non temete nulla .18>
Fin qui, l'allocuzione attribuita a Laffond. Così prosegue il rapporto: Ritenendo Laffond la maschera del defunto Luigi Balsano19* fatta fare da lui volle che il fiduciario e l'altro giovane la comprassero per aver la memoria di questo liberale... ?
Al di là del finale ad effetto, del resto credibilissimo, con l'apparizione
IT; vice console di Francia a Livorno, morì nella città tirrenica nel 1855. Su questa figura, che meriterebbe uno studio più approfondito, eh*. MICHEL, Esuli, cit., p. 12 e nota e FRANCESCO GUIDETTI, Mito americano e Rivoluzione nazionale. Il caso di Livorno (1817), In Rassegna storica toscana, XXXV, 1, 1989, pp. 37-47.
Da notare la comicità dell'espressione certo sig. Poggi , cioè del diretto superiore di Laffond.
J8) ASF, BGS, cit. Il proclama riecheggia la prosa di Nicola Fabrizi.
19) Dovrebbe trattarsi di Luigi Balzano, otto anni prima uno dei massimi dirigenti dei Veri Italiani, grande amico di Cario Guitera. Cfr. CARLO FRANCOVICH, Albori socialisti nel Risorgimento. Contributo allo studio delle società segrete, 1776-1835, Firenze, Le Monnier, 1962, ad vocem.
W ASF, BGS, cit