Rassegna storica del Risorgimento

LAFFOND JEAN-BAPTISTE
anno <1990>   pagina <155>
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Jean-Baptiste Laffond 155
eleo della Legione si sfaldò e la situazione rimase in mano di Jean-Baptiste.31)
In merito ai contrasti or ora descritti, una lettera di Laffond ad Jacopo Pierotti32) chiarisce bene la situazione (anche se ovviamente la fonte deve essere valutata con cautela perché di parte): oltre a spiegare il motivo dei contrasti, Jean-Baptiste tende a giustificarsi. La preoccupazione maggiore è infatti quella di esser caduto in disgrazia verso il Pierotti che, a detta di Laffond, ricusò di sentire le mie discolpe allorquando era in Livorno . Laffond parla di una Grand Società, composta di 50 giovani nostri conosciuti e di un suo amico (quantunque bracciante) già compagno del '31 , notizia questa assai interessante perché testimonianza di un filo ininterrotto tra due diverse leve rivoluzionarie. Tale Grand Società avreb­be avuto una struttura molto simile a quella carbonara: i cinquanta gio­vani, infatti, non dovevano avere precisi riferimenti politici e quest'ultimi tutto dovevano ignorare sino a tanto che l'ora di agire non era prossima a sonare . Ecco, prosegue Laffond, la grand società che ha dato luogo a mille ciarle, a mille pettegolezzi, e a inimicizie, con uomini che dovrebbero premiare ed incoraggiare il patriottismo di un giovane, che non ha altro desiderio che di contribuire alla nostra emancipazione patria. Laffond è oltremodo indignato: Ma come per Dio hanno avuto l'ardire e l'infamia di pormi il nome di azionista? . Poi, respinge con fermezza d'accusa di imprudenza ed anzi raccomanda prudenza estrema nel recapitargli pac­chi, plichi e lettere.
Con questa testimonianza, seppure, ripetiamolo, di parte, il quadro acquista nuova luce. L'accusa del primo nucleo della Legione Italica è chia­ra e altrettanto lo è la risposta di Laffond a Pierotti, che, stando almeno alle vicende successive, deve aver indubbiamente convinto lo stato mag­giore dell'organizzazione clandestina della giustezza delle sue tesi. Inoltre, ma su questo torneremo in seguito, non sarà la prima volta che Laffond si troverà coinvolto in polemiche interne: anche nella Giovine Italia avrà il suo daffare per difendersi dalle accuse che Edmo Francia lancerà verso di lui, uscendone vincitore anche in questo caso.
Intanto il suo ruolo è ormai chiarito: smistare lettere per le diverse zone cospirative italiane. 33> Al di là di tutte queste vicende, narrate esau­rientemente da Franco Della Peruta, l'aspetto che preme sottolineare è da un lato la forte passione politica del giovane che addirittura scavalca il primo nucleo della Legione, dall'altra la sua capacità di organizzatore a favore di più di una associazione. La sua forza, infatti, risiede nella vastità di rapporti intessuti, come si evince dalle carte di polizia dove, accanto al nome, c'è sempre la qualifica di propagandista.34)
31) Ibidem.
32) MRR. b. 516, ins. 41.
33) cfr. Le lettere a Nicola Fabrizi del 13 luglio 1840 (MRR, b. 516, ins. 39 e. 2); 13 settembre 1840 (Biblioteca comunale di Forlì, Raccolta PiancasteMi, Autografi XIX secolo, Carte G.B. Laffond); 13 ottobre 1840 (MRR, b. 516, ins. 39, e. 3); 3 novembre 1840 (Piancastelli); 13 dicembre '1840 (MRR, b. 516, ins. 39, e. 4).
34) Per l'attività di Laffond nel 1841, si veda ASF, BGS, 1841, f. 17, a. 55.