Rassegna storica del Risorgimento

1845 ; RIMINI ; ROMAGNA
anno <1921>   pagina <309>
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IL COLLOQUIO STORICO DEL 6 4CABZO 1821 300
libro che fu, da lui non fu piti scritta né detta alcuna parola contro il Principe. Nei suoi carteggi dall'esilio egli confessò lealmente i suoi errori ma si mostrò rassegnato al suo destino, vaticinando giorni migliori per la sua patria e non manifestando mai risentimento al­cuno verso chicchessia. H memoriale di Carlo Alberto pecca per errori di date e per attestazioni di fatto non sempre rispondenti al vero : gravissima per altro, la smentita alla affermazione di Carlo Alberto' che foce ricadere sul De Geneysj vittima della rivolta della cittadella, la responsabilità di aver tollerato nella cittadella quel capitano Enrico che egli stesso vi aveva fatto entrare. B libro del Santarosa, scritto senza alcuna pretesa storica, senza l'aiuto di docu­menti, puramente affidato alla memoria dell'autore, resiste invece alla critica stòrica per l'esattezza dei fatti narrati, per la sincerità e la rettitudine dei giudizi, per uno spirito sereno superiore a quello che umanamente può pretendersi da un attore di avvenimenti che racconta.
La stessa confutazione che nelle sue lettere fa Carlo Alberto él Santarosa è debole assai. Sitila questione essenziale del colloquio tace: i rimproveri che muove al Santarosa sono ingiusti. Quando scrivendo al Barbania il 18 giugno 1822 (72) afferma che il Santarosa in­colpandolo di avere attraversato la rivoluzione fece di lui la migliore di­fesa, sorvola sull'accusa principale di aver prima promesso, poi ritirata la parola, di aver rinnovata la promessa, poi definitivamente di­sdetta. Quando nella lettera al De Sonnaz (73) rimprovera ai San­tarosa di tacere sulla parola d'onore datagli con Caraglio che essi avevano rinunziato ai loro progetti, dimentica che appunto il giorno 9 furono mandati i contrordini; se la rivoluzione scoppiò o perchè i contrordini non arrivarono a tempo o perchè non ascoltati, non fu certo colpa del Santarosa; d'altra parte questi era pure legato da un giuramento verso i compagni suoi: scoppiata che fosse la rivoluzione, era dover suo seguire il destino dei compagni federati (74). Quando nella stessa lettera afferma ohe eux ont forfait à l'honneur, ont fui devant le danger dimentica la generosa audacia con cui i capi
(72) FIORIHI, opi oit. pi 207.
(73) FIORINI, op. cit. p. 185.
(74) Da lettera inedita dei Santarosa al conto Moroz/o San Michele del
10 Marzo 1821.