Rassegna storica del Risorgimento

1845 ; RIMINI ; ROMAGNA
anno <1921>   pagina <310>
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ADOLFO COLOMBO
della rivoluzione, coerenti a sé stessi e fedeli al giuramento hanno affrontato una situazione che, por il tramonto di ogni speranza sul principe, travedevano già disperata.
In conclusione, dal confronto delle due parti mi pare che risulta già chiaro come la parola del Santarosa sia più degna di fede che quella di Carlo Alberto.
Se poi esaminiamo le testimonianze, ne risulta più evidente la stessa conclusione.
Abbiamo sentito in grandissima maggioranza voci di legittimisti, di alberiàsti, di persone di Corte, di diplomatici bene informati, tutte avverse alla rivoluzione ma nello stesso tempo tutte concordi nello affermare la intelligenza di Carlo Alberto coi capi del movimento. Se noi sapessimo in modo preciso quali furono questi accordi e quando furono rotti, la nostra questione sarebbe risolta; un pò* di luce ci portarono i processi lombardi per quanto si riferisce all'in­tesa di Carlo Alberto coi federati lombardi, ma per quanto riguarda i rapporti avuti coi piemontesi, abbiamo indizi vaghi : però le testi­monianze, prese tutte insieme, affermano le intelligenze senza ben determinarci il tempo preciso in cui si stabilirono e quando furono rotte. Ma alcune fonti, se ben le consideriamo, ci portano assai vicini alla nostra data del 6 marzo.
Così il Balbo afferma che Carlo Alberto prima che la rivolu­zione scoppiasse, ruppe francamente coi rivoltosi: poiché la rivolu­zione scoppiò nella notte dal 9 al 10. ad Alessandria, la rottura avvenne nei giorni precedenti, eioè tra il 7 ed il 9 ; il De Maistre rimprovera Carlo Alberto di non avere subito staccato la sua re­sponsabilità da quella dei cospiratori il che conferma che nei primi momenti Carlo Alberto ebbe comuni propositi coi rivoluzionari: il Beaugerard ci presenta, nel momento decisivo, Carlo Alberto tor­mentato dal dilemma atroce: o tradire gli amici o tradire il suo Be: il Beauohamp ci confessa cha il Principe BÌ trattenne in tempo sull'orlo dell'abisso; il Bevel ci narra il drammatico colloquio avuto in uno di quei giorni con Carlo Alberto il quale avrebbe pronun­ziato la grave affermazione che se il moto fosse fallito, sarebbe stato disposto a recarsi in America ed a rinunziare alla Corona : la Savio ci descrive, su rivelazioni di Cesare Balbo, la scena in cui Carlo Alberto BÌ gettò ai piedi del Be confessando il suo fallo e chie­dendo perdono e ci rivela che presente alla scena fu quel conte di Boburent che si mostrò poi, secondo il ministro inglese a Torino, indignatissimo contro il Bevel perchè troppo tollerante verso il