Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; LUCCA ; MARIA LUISA DI BORBONE DUCHESA DI LUCCA E DI PAR
anno <1921>   pagina <5>
immagine non disponibile

Luigi Kossuth nel suo carteggio con Giuseppe Mazzini 5
sumere un contegno quasi di rispetto verso il Governo di Vienna, anche contrariamente al desiderio di moltìt altri patrioti unghe­resi. Egli riteneva che avere ottenuto la concessione di un mi­nistero responsabile costituisse per se stessa nna garanzia suf­ficiente per il benessere dell' Ungheria, e quindi non volle uscire dalla legalità, fidando nelle promesse del Governo di Vienna. In­vece l'Austria, che vedeva di mal occhio la trasformazione so­ciale dell'Ungheria, si pose subito all'opera per attraversarne l'esecuzione. Il 24 marzo 1848 un decreto imperiale esigeva; 1 che le imposte dirette dovessero versarsi al Tesoro centrale; 2 che tutto ciò che si riferiva alla dogana dovesse regolarsi a Vienna; 3 che l'esercito continuasse ad essere amministrato dall'Austria. In tal modo si sopprimevano d'un colpo i ministeri delle Finanze, della Guerra e dell'Interno, creati da poco, e si rendeva illu­soria la promessa indipendenza. A queste imposizioni, il Kossuth si ribellò; e fu seguito dal Bathyanyi e dalla Dieta, per modo che il Gabinetto di Vienna dovette cedere, anzi lo stesso impe­ratore -Ferdinando I andò a Presburgo, dove diede la sanzione a tutti gli atti precedenti, che d'allora in poi diventarono gli statuti del regno ungherese (11 aprile 1848): e in questo senso fu composto il ministero Bathyanyi, in cui il Kossuth ebbe il portafoglio delle Finanze.
L'indipendenza ungherese era un fatto compiuto. Tutta la nazione pareva trasformata a nuova vita, per la concessione ac­cordata di eguaglianza dei diritti civili e delle pubbliche cariche per i cittadini di qualunque classe e per la cessione, da parte della nobiltà, di qualunque diritto sulle terre, che erano state divise nelle piccole proprietà. Di questo grande avvenimento, Luigi Kossuth evocava dieci anni dopo la grandiosa importanza,
l'imperatore e re class? la sua sanzione alle misure di riforma e di libertà ohe ìl nostro Parlamento avere votate. Modesto figlio dell'Ungheria, io teneva allora l'esistenza della casa d'Absburgo e tmtte le sne corone in questa mano; ed io dichiarai ohe se si rendeva giustizia alla mia patria, renderei a Vienna la pace e la tranquillità. La sanzione fti data, giustìzia ù fatta, in ventiquat-tr' ore la pace e la tranquillità di Vienna furono ristabilite, e la casa d'Absburgo mi dovette la Sua esistenza. Ma intanto che in rai salone la nostra causa era guadagnata presso del re, in un altro salone, l'aroiduohessa Sona, madre del re attuale, Francesco Giuseppe, tramava i mezzi di sbarazzarsi, di questa unione . Italia e Popolo di Genova, n. del 2 novembre 1851.