Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <478>
immagine non disponibile

478 Salvatore Candido
giani del Regno, si riferì per primo, almeno a nostra conoscenza, all'inter­vento dei deportati a Bahia dagli Stati della Chiesa nei sommovimenti rivoluzionari del Brasile e, in particolare, nella rivolta del Salvador degli anni 1837-1838. Egli scrive che il re di Napoli Ferdinando I manifestava grande interesse ad aprire la via dell'emigrazione ai reclusi, politici o meno, nelle carceri del suo Paese ed aggiunge: Ma il Governo imperiale s'oppose in modo decisivo: lo aveva seriamente indisposto l'apporto dato alla rivoluzione di Bahia dagli esiliati dello Stato Pontificio,
Detto studioso, ben noto per le sue ricerche sulle relazioni fra il Regno di Napoli ed il Governo Imperiale, fa conoscere sul caso un signifi­cativo documento costituito da una lettera aperta inviata da Gennaro Merolla, Console generale napoletano in Rio de Janeiro, al redattore capo del giornale O Chronista di detta capitale che, in un suo articolo del 13 gennaio 1838, aveva deplorato vivacemente che i deportati italiani si fossero armati a favore dei ribelli ed aveva denunciato l'imprudenza di andare a cercare in Europa i primi elementi delle rivolte..., ed introdurli tra noi perché suppliscano a quello che ci manca...5)
Il Merolla, nella sua lettera, non prende de difese degli emigrati ma ne giustifica la condotta come dovuta ad uno stato di necessità attribuendo la colpa della loro partecipazione alla rivolta sia al Ministro brasiliano a Roma, Antonio de Meneses Vasconcelos de Drumond, che aveva appog­giato e sollecitato l'impresa presso le autorità pontificie sia alla Società di colonizzazione di Bahia che, per futili pretesti, si era rifiutata di acco­gliere i deportati e, fra l'altro, scrive: Arrivano i coloni a Bahia, la Società non li riceve, perché non aveva chiesto al sig. de Drumond cospiratori politici, ma travagliatori e buoni lavoratori. Il Governo provinciale dice che non paga le spese per frivole ragioni ed ecco che abbiamo cento e tanti uomini abbandonati alla miseria e mendicità, i quali, oltre di essere esercitati nelle cospirazioni politiche, trovansi violentemente spinti a dar di mano a qualche mezzo per vendicarsi e per conseguire la loro sussi­stenza e stabilimento. Intanto si manifesta la rivolta a Bahia, che per scarsezza di gente invita i coloni a prendere le armi contro la legalità. I coloni, nella ristrettezza in che si trovano, non esitano, compiacendosi forse di aver somigliante occasione di vendicarsi di quelli che mancato aveano alle promesse.
Alcuni anni dopo, nel 1974, nel Convegno napoletano e nella relazione già citati, chi scrive propose all'attenzione degli studiosi il tema delle emigrazioni coatte di reclusi politici nel Nuovo Mondo, dal trasferimento negli Stati Uniti d'America, nel 1836, dei prigionieri dello Spielberg disposto
5) p. SCARANO, Rapporti, cit, pp. 42-43 e n. 3. Lo Scarano trae i testi dalle copie che si conservano presso l'Archivio di Stato di Napoli nel Fondo Esteri, fascio 2472. Il ritaglio del giornale contenente l'articolo fu inviato, anche, dal Fabbrini alla Segreterìa di Stato, accompagnato da una traduzione in lingua italiana (A.S.V., S.S., Esteri, A. 1847, rubr. 7, fase. 2, pp. 27-28 r e v). L'articolo ha il titolo: Colonizzazione di Civitavecchia. U predetto inviò, anche, nel testo portoghese e nella traduzione in lingua italiana, {'articolo del Merolla, dal titolo Comunicato, pubblicato nella edizione n. 137 dell'I feb­braio 1838 dei giornale predetto {Ivi, p. 55 r e ss.).