Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <485>
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Emigrazione coatta in Brasile
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genovesi di cui è detto che, senza mezzi di sussistenza, vagavano per le strade in cerca di che alimentarsi, il Direttorio della Società, incoraggiato dalla buona qualità dei Genovesi giunti ultimamente, quasi tutti abili ai mestieri, li aveva ospitati ed aveva fornito loro un sussidio in danaro fino a quando non avessero trovato lavoro.
Ma ai romani non furono concessi né ospitalità né sussidio. Le pagine del Cialdi costituiscono un documento eloquente di una situazione che appariva ai deportati peggiore di quella vissuta nel reclusorio di Civita Castellana e non paragonabile a quella affrontata in patria.
3 La partecipazione dei deportati alla rivolta di Bahia.
Sulla partecipazione di parecchi deportati alla rivoluzione separatista di Bahia, la Sabinada, riferisce attentamente, sulla base dei documenti che noi pubblichiamo in appendice, il Lodolini il quale integra ciascuno dei nominativi dei deportati segnalati quali implicati nella rivolta con 'precise indicazioni sulla persona, la condanna, la sorte definitiva tratte dai documenti che si conservano negli archivi italiani.
Che -gli italiani avessero partecipato alla rivolta non è dubbio, che alcuni di essi la avessero diretta e che essi fossero stati i maggiori responsabili degli incendi appiccati in città lo apprendiamo soltanto dalla lettera del 6 giugno 1838 del Segretario dell'ambasciata francese a Rio conte Ney di cui pubblichiamo la parte essenziale in nota al dispaccio del 10 giugno del Fabbrini (doc. XII). Di quest'ultima colpa loro attribuita non dà notizia l'articolo de O Chronista, del 13 gennaio 1838, cui ci siamo riferiti, che bolla i coloni quali i pronti a tutto della effìmera repubblica nonché i pia furiosi nel sacco e nella strage. Ma trattasi di accuse che, per l'animosità e l'astio contro gli immigrati che distingue lo scritto, non hanno un valore probante. Che i deportati fossero stati, istigati da altri agli incendi o ne fossero stati i promotori, come leggiamo nella lettera sopraddetta del Ney, non siamo in grado di affermarlo. A questa accusa, per altro, il segretario di Stato si riferirà nel suo dispaccio del 30 ottobre (doc. XIII) nel quale fa cenno agli incendi suscitati in più punti di quella città e alle accuse che si facevano dalla voce pubblica a carico dei coloni e saggiamente osserva che potessero essere esagerate o che fossero propalate sugli esteri le colpe anche degli indigeni, giacché mancano ai primi i mezzi di scolparsi de' quali abbondano i secondi...
E significativo al riguardo il fatto che un suddito pontificio, tale Giovanni Pirozzali (o Pirozzoli), come leggiamo nel dispaccio del Fabbrini del 10 giugno (doc. XII), si fosse rivolto, non operando in quel tempo in Bahia, il viceconsole pontificio, a quella rappresentanza austriaca pre­sentando una Nota di danni che pretende aver sofferti nell'incendio della città nella somma di Reis 740.000 pari a circa tre in quattrocento scudi.12)
La voce popolare, pertanto, ma anche gli stessi connazionali e com-
12) Sul predetto vedasi la nota al Doc, XII.