Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <488>
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Salvatore Candido
in Brasile dei detenuti politici da lui presentata alla segreteria di Stato nel novembre 1837 (doc. Ili), aveva nutrito il timore che, giunta la nave in prossimità delle coste della Spagna, i deportati volessero profittare della circostanza che lì avea posti, a sua detta, nel seno di uno Stato Costituzionale ed amico. Occorre dire al riguardo che da parecchi anni la rivoluzione costituzionalista del cosidetto Triennio Liberale, che aveva portato, dai gennaio 1820 in poi, al governo costituzionale di Fernando VII, era stata domata per l'intervento delle truppe francesi inviate dalla Santa Alleanza e che, pertanto, sarebbe stato ben difficile che i deportati potes­sero essere accolti dalle sparute frange di costituzionalisti che, in clande­stinità, ancora operavano nella Spagna. Né il Cialdi era tanto ingenuo da non prevedere che siffatta circostanza difficilmente avrebbe potuto verificarsi tanto che, come leggiamo nel seguito della relazione, egli aveva messo in guardia i deportati riottosi circa il pericolo che cadessero sbarcando nelle mani dei nemici della Costituzione che avevano il pieno controllo del territorio.
La rivolta di Bahia fu sanguinosa e si colorò di motivazioni politiche di tono altamente liberale; ma essa non ebbe la preparazione ideologica che si era manifestata, qualche anno prima, nella rivoluzione riograndense che aveva potuto contare sulla compatta adesione e partecipazione della provincia, sulla presenza del ceto dominante e su una attenta preparazione ideologica che si era svolta attraverso la stampa. In essa era intervenuto un altro suddito degli Stati della Chiesa, il bolognese Livio Zambeccari di cui è certa la filiazione carbonara ma di cui deve escludersi, almeno per il periodo brasiliano, una appartenenza o adesione alle associazioni politiche che facevano capo alla Giovine Italia.13)
La rivolta di Bahia non aveva, invece, dietro di sé un valido retroterra ideologico ed umano anche se essa debba definirsi tendenzialmente liberale e repubblicana. È interessante annotare, ad es., che nella biblioteca di Sabino Vieira sequestrata dalla polizia si trovarono le opere di Silvio Pellico {Le mie prigioni e I doveri dell'uomo) ma non altre opere di contenuto politico del tempo, giornali o pubblicazioni, che potessero indi­care una conoscenza degli schemi operativi e dei contenuti rivoluzionari che si manifestavano nell'Europa di quegli anni o una adesione ad essi. Come leggiamo in un'opera di Luiz Vianna Riho dal titolo Sabinada -A republica bahiana de 1837,W nel capitolo dal titolo Os estrangeros e a Revolugào, gli stranieri e, particolarmente, i francesi e gli italiani dimo­ranti nella provincia di El Salvador non assistettero inoperosi allo sviluppo degli avvenimenti e non nascosero le loro simpatie per la repubblica. Riferendosi agli italiani, l'A. scrive: Essi erano probabilmente carbonari espatriati nella seconda metà del secolo XVIII. Poiché nel Rio Grande essi si erano uniti ai ribelli, e fra essi Zambeccari e Garibaldi, così il Governo imperiale sospettava, per i collegamenti che intercorrevano fra la
13) Sulla partecipazione degli italiani alla rivolta nella provincia di Rio Grande del Sud vedasi, fra l'altro, il nostro La rivoluzione riograndense, cit., e, particolarmente, la Appendice biografica, pp. 169-206.
M) Edita a Rio de Janeiro, 1838, pp, 210.