Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <490>
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490 Salvatore Candido
Mazzini, sia dalla fondazione di un periodico dal titolo La Giovine Italia di cui furono pubblicati, nelle date dell'I aprile e del dicembre 1836, due numeri ciascuno di 32 pagine.17) Sull'associazionismo mazziniano a Rio de Janeiro riferisce il Fabbrini nel dispaccio n. 570/Brasile 422 del 13 mag­gio 1838 {ved. nota al doc. XIV). In esso, per altro, questi non propone collegamenti o derivazioni fra questo e l'azione rivoluzionaria degli emi­grati; neppure si riferisce a contatti -fra i due gruppi il card. Lambruschini nel suo dispaccio del 22 novembre successivo (stesso documento). Per cui siamo portati ad escludere che ci fossero stati collegamenti fra i rivoltosi di Bahia e gli adepti alla Giovine Italia anche a causa del breve tempo intercorso fra l'arrivo in Brasile (22 aprile 1837) e lo scoppio della rivo­luzione nel novembre dello stesso anno. Evidenti sono, invece, i collega­menti, in idee e in uomini, fra la Congrega di Rio e la rivoluzione rio-graindense.
La nostra indagine propone numerosi interrogativi che soltanto accu­rate ricerche negli archivi di Rio de Janeiro e di Bahia potrebbero sciogliere. Esse dovrebbero riferirsi sia alla effettiva presenza nella rivolta degli emigrati italiani e al peso che essi vi ebbero sia alla colorazione politica, se vi fu, del loro intervento; ma esse dovrebbero riferirsi, anche, alla sorte toccata a quanti furono coinvolti nella vicenda. Occorre dire al riguardo che le autorità pontificie, sia a Roma che a Rio de Janeiro, non manifestarono alcun interesse ad alleviare la sorte dei coloni catturati dagli imperiali. Il Fabbrini fu richiesto di intervenire, come si legge nel suo dispaccio del 2 gennaio 1838 sopra citato, soltanto per favorire il tentativo di staccare i coloni dai ribelli. Ma quando la rivoluzione che aveva provocato distruzioni e sangue si era conclusa,1*) nessuna voce si levò in loro favore; il card. Lambruschini, nel suo dispaccio del 7 aprile 1838 (doc. XI) scrive al Fabbrini che il Governo pontificio non aveva assunto alcun impegno sulla condotta che i coloni suoi sudditi, liberi per lo innanzi o condannati, avrebbero tenuta al Brasile e quasi suggerisce che le cose vadano per il loro verso e che l'Incaricato d'affari si tenga in disparte {Ella è stata così tratta da qualunque impegno...); poi, nel dispaccio del 30 ottobre (doc. XIII) e nei successivi il suo interesse si riferirà piuttosto al recupero del danaro anticipato dall'Erario pontificio. Soltanto nel dispaccio del 22 novembre, già citato, cogliamo una nota di interesse e di sollecitudine quando il Lambruscliini, riferendosi ai deportati, che indica quali meritevoli della pubblica esecrazione per la condotta tenuta in patria, osserva che la loro colonizzazione, se non gli avrebbe resi saggi
17) Per la spedizione di Garibaldi vedasi S. CANDIDO, Giuseppe Garibaldi corsaro riograndense (1837-1838), Roma, 1964, pp. 246 (voi. XX delle Memorie della Biblioteca scientìfica dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano); per il giornale di Rio de Janeiro ved. il nostro L'azione mazziniana in Brasile, cit., pp. 22 sgg.
18) Come leggiamo nel t. II, voi. II, della I-Ustoria geral de civilizagao brasilelra, diretta da Sergio Buarque de Holanda <San Paolo, 1964, p. 280) la rivolta provocò 590 morti fra gli imperiali, 1081 fra i ribelli e fra questi 2.989 prigionieri. Nessun riferimento nel capitolo dedicato a La Sabinada all'intervento in essa di stranieri.