Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <491>
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Emigrazione coatta in Brasile
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almeno gli avrebbe fatti divenire meno pregiudizievoli all'ordine pubblico, qualora fossero stati bene accolti in Bahia.
Occorre dire, anche, che il Governo del Brasile e le autorità 'militari operarono con molta discrezione nei riguardi degli stranieri che erano intervenuti nella rivolta. Un caso significativo, quasi emblematico, è costi­tuito dal provvedimento adottato nei confronti di un suddito sardo che fu consegnato al Viceconsole perché lo rimandasse a Genova, come abbiamo ricordato nella n. 8. Occorre osservare, però, che in Bahia operava un rappresentante consolare di detto Paese che potè assumere provvedimento di tanto rilievo e nei riguardi di un solo suddito; quelli pontifici, nel bene e nel male, non potevano contare su alcuna protezione in loco poiché, come leggiamo nel dispaccio del Fabbrini del 17 dicembre 1837 (doc. VI), il Viceconsole pontificio era partito per l'Europa dove si sarebbe fermato a lungo e forse per sempre. Ma riteniamo che questi, se fosse stato in sede, nulla avrebbe potuto fare per sottarrre alla relegazione ed alla condanna i coloni catturati, non potendo fruire come il collega sardo di alcuna nave in transito da Bahia che potesse riportarli in patria ed essendo la loro posizione tanto diversa da rendere improponibile una soluzione che portasse al loro trasferimento negli Stati della Chiesa.
Per concludere osserviamo che il de Azevedo pubblica19) i due seguenti documenti che si conservano nel predetto Archivio: 1) una lettera inviata, il 15 maggio 1838, al suddetto Presidente della Provincia dal Vice­console sardo in Bahia Antonio Giuseppe Armando20) che dava il suo assenso a che fosse abbordata e perquisita una nave sarda che era alla vela nei pressi del porto, sospetta di portare a bordo alcuni dei capi della rivolta; 2) una lettera del 19 ottobre 1837 inviata al Presidente predetto dal ministro degli Esteri Antonio Peregrino Maciel Monteiro con cui questi chiedeva che fossero predisposte misure intese a recuperare il prestito di 5.978 scudi e 54 baiocchi concesso dall'erario pontificio per il trasporto dei deportati e dei liberi ad essi aggregatisi. È detto nel dispaccio che la somma avrebbe dovuto recuperarsi sul salario dei predetti.
In detto documento è ribadito il concetto che il Governo Imperiale non era implicato nella vicenda; ma lo era e gravemente il suo rappre­sentante a Roma la di cui condotta, in questa circostanza, ci appare irresponsabile; ed ancor più erano responsabili di una delle più gravi disavventure emigratorie italiane del secolo XIX i membri della Società di colonizzazione di Bahia.
Ma in nessun caso avrebbero potuto essere chiamati a rifondere le spese affrontate dall'erario pontificio, -in quei tempi di trambusto e di gravi incertezze, i coloni la di cui posizione economica e ila stabilità di
19) Op. cit., pp. 22-25.
2Q) Come diciamo nella n. 8, le carte del V. Consolato sardo a Bahia non sono giunte fino a noi. L'Alloai fa pia volte riferimento, nei suoi dispacci a Torino, sulla base delle notizie fornitegli dell'Armando, alle difficoltà derivanti alla navigazione mercantile sarda dal blocco navale di Bahia disposto dalle autorità imperiali.