Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno <1990>   pagina <497>
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Emigrazione coatta in Brasile
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e di cristiana pietà e ne porgessero zelanti parole tre religiosi Cappuccini che si recavano in America. Che anzi ciò die luogo a mille quistioni di morale e di religione, nelle quali imperversando quelle teste di fuoco e di corruzione, susoitossi tale e tanta discordia che non si saprebbe come descrivere.
Ma già apparivano le coste di Spagna, ove taluni avevan fatto pensiere di approdare per svincolarsi da ogni sorta di obbligo e soggezione. E qui le ordinate trame scoppiarono manifeste: voler essi, dicevano, profittare della circostanza che li avea posti nel seno di uno Stato Costituzionale ed amico: là si accoglierebbero più ospitalmente ancora che nel Brasile, luogo lontano ed ignorato; là esser fermento, e partiti e guerra da dar pascolo ad ogni mente, ad ogni ambizione e, nel caso che non riuscissero, rimarrebbero in Europa e in tal parte ove sarebbe loro ben agevole, mentendo nome, far ritorno in patria. A rendere più facile l'esecuzione di tal piano e più perigliosa la situazione del Cialdi concorsero anche i venti che, contrariando lo sbocco dello stretto di Gibilterra, trattennero il Naviglio per vari giorni incatenato sulle coste di Spagna. È incredibile a dire quali arti e quali calde parole adoperasse il Cialdi per rimoverli da siffatta risoluzione: rappresentava che non conoscendo sopra qual parte di Spagna si agirassero, poteva ben accadere che anzi che venire in mano di Costituzionali, cadessero in quelle dei contrari i quali, credendoli venuti a combatterli, avrebbero fatto loro un mal giuoco; e che seppur avesser la sorte di trovar gente del loro partito cosa mai potevano sperare? Essi stranieri, poveri, da nessuno chiamati, e non ancora capaci di maneg­giare le armi! E così, essendo riuscito a dividere le loro idee, aggiungeva più larghe distribuzioni di vettovaglie ad ammollire e tenere lieti quegli animi, si valeva ancora della musica che varj dilettanti, i quali si trovarono a bordo, adoperarono con successo. E già i venti stessi il favorivano, perché in poco tempo ponendosi a Levante in poco tempo il trassero fuori dallo Stretto...
Altro pericolo di sommossa e sbarco si presentò quando la nave giunse nell'isola di Teneriffa, ove doveva rifornirsi di viveri e di acqua; ma anche stavolta il Cialdi era riuscito ad evitarlo riprendendo la navigazione ancora prima del previsto. Erano giunti finalmente a Bahia dopo 73 giorni di navigazione. Grande fu il giubilo degli emigranti che giungevano finalmente in una terra che già si esagerava ricchissima e producitrice di non più sperata fortuna, ma...
... Bahia doveva essere per lui [il Oialdi] teatro d'infbrtunj non meno disgustevoli di quelli che aveva dovuto provare al suo bordo, e porlo a cimenti i più malagevoli a superarsi. Ma qui ancora egli vinse la durissima prova.
Il Direttorio, che così colà chiamano i Membri dirigitori della Società di Colonizzazione, il Direttorio si rifiutò di ricevere i Coloni, e di pagare il prezzo del loro trasporto. Nulla valse l'esibizione delle lettere autoriz-zatàve del Signor De Drummond Ministro del Brasile in Roma, e del­l'Agente Savj; nulla le ragioni ritratte dalla buona fede, dall'uso, dalle circostanze; nulla i Statuti della Società stessa pubblicati in Europa. Dissero che né il Ministro né il Savj non mai stati erano dalla Società autorizzati, e si ricusarono ostinatamente di ricevere i Colon j. A rendere poi direi quasi invincibile quella ostinazione sì aggiunse il non essere