Rassegna storica del Risorgimento
ESULI ROMANI BRASILE 1837
anno
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1990
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pagina
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498
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Salvatore Candido
più in Bahia né l'Arcivescovo né di Presidente della Società Sigx Calmon, i quali erano già imbarcati sopra il bastimento che doveva condurli a Rio Janeiro, per ove partivano deputati alle Camere. Non ommise però di Cialdi di recarsi a bordo di quel bastimento sopratutto per non mandare a vuoto la commendatizia che per il sullodato Arcivescovo gli avea dato l'È[minentissi] mo Lambruschini. Ma sebbene quei Signori si dimostrassero animati dalle più. ottime disposizioni, gli dichiararono francamente che, e per lo stato delle cose e per trovarsi fuori di Bahia, non potevano far nulla per lui.
Gravissima era la situazione in cui il Cialdi venne a trovarsi, accusandolo, fra l'altro, i coloni di essere l'autore dei loro mali. Egli avrebbe potuto sottrarsi abbandonando i coloni al loro destin; ma egli, più che la sua persona aveva a cuore l'onore suo, l'umanità e l'interesse del Governo che si era a lui intieramente affidato, come egli stesso scrive. Fece ricorso, pertanto, al Presidente della Provincia ma questi, per quanto fosse convinto delle buone ragioni del Cialdi, nulla potè contro la Compagnia che si rifiutò financo di alimentare i venuti e di fornir loro un luogo di ricovero. Essi, pertanto, per qualche tempo rimasero a bordo, fruendo delle vettovaglie residue e ciò fino a quando il Cialdi non riuscì ad ottenere per essi un alloggio a nuda terra, ed umidissimo che, finalmente, dopo nuove e reiterate insistenze, fu cambiato in un altro più salubre e men disadatto.
Ma già una voce che si era sparsa tra il volgo, che sotto mentite spoglie di Cappuccino si trovasse nascosto tra loro il Principe Don Michele, aveva eccitato un fermento ed un tumulto che dava a temere non si saprebbe dir quanto; a segno che per isfuggire all'ira ed alle minacce furono i coloni costretti a ritirarsi nel loro alloggio due ore avanti l'imbrunire della sera, e persino (cosa per cotal gente affligentissima) a radersi la barba tenuta in quel luogo qual distintivo di persone avverse al paese.
Più però che su i rimanenti versavano l'ira e le minacce contro il Cialdi come colui che gli avea ivi condotti e più di una volta sentissi minacciare la vita ed anche quella di un amico suo Negoziante Anconetano ivi stabilito, di cui sarà parlato in appresso, ed a tale che furono ambi costretti a tenersi occulti per qualche tempo. La Polizia del paese ne tu atterrita e, ad evitare i mali effetti della effervescenza del popolo e dell'esacerbamento dei nuovi venuti, che si vedevano tanto irragionevolmente maltrattati, smentì ufficialmente nei fogli la falsa voce, facendo toccare con mano che i segni caratteristici di Don Michele non convenivano nullamente alla persona presa in sospetto, e biasimando talmente la credulità del volgo che si lasciava illudere da sì strane novelle.
Ma queste preoccupazioni, che facevano svanire i pericoli che minacciava l'effervescenza del popolo, non era sufficiente a sopire la giusta indignazione suscitata nei nostri dall'inospitale e disumano accoglimento, di maniera che venne alle orecchie del Cialdi che già molti avevan meditato di tentar qualche colpo. E qua gli fu d'uopo adoperare ogni suo avvedimento per ritrarli da tal risoluzione, e si ponga mente quali e quanti mezzi dovesse adoperare per riuscirvi; egli, che era già tenuto come istrumento di tanto loro infortunio. Pose loro in vista i pericoli grandissimi nei quali incorrerebbero, il mal nome che ritrarrebbero col mostrarsi insubordinati e recalcitranti a quanto si era per loro bene stabilito; che