Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; LUCCA ; MARIA LUISA DI BORBONE DUCHESA DI LUCCA E DI PAR
anno <1921>   pagina <13>
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Luigi Kostiulk nel suo carteggio con Giuseppa Mazzini 1.3
Rinunciata siila dittatura (1 1 agosto 1849), il Kossui li visitò la madre a Badila, poi, insieme con pochi suoi, fedeli, fra i quali il conte Casimiro Bathyauyi, l'ex Ministro degli Affari esteri (più fortunato del fratello Luigi, fatto giustiziare dall'Austria il iì ottobre ad Araci, dopo dieci mesi di prigionia), i generali Bem, Dembiuski. Kinety e Stein, molti ufficiali e soldati, compresi quelli delle legioni italiana (1) e polacca, varcò la frontiera unghe­rese e per Orsova giunse a Widdin, chiedendo ospitalità al Go­verno turco. In quella sua dolorosa Lettiera agli Ambasciatori ed agenti diplomatici ungheresi presso /' Inghilterra la Francia, che scrisse da Widdin il 12 settembre 1849, e che si diffuse rapida­mente in Europa (2),"il Kossuth così narrava quell'ultime do­lorose vicende: Corsi a Logos per vedere che mai potesse ancora sperare la patria se Gòrgey avesse tradito. Le vie erano coperte di fuggiaschi; io stesso ne rannodai alcune migliaia. Trovai a Logos un esercito ancora bastantemente numeroso, ma che, per quanto mi disse alcuno dei più bravi generali, come Kmety e Dessewffy, sarebbe fuggito solo sentendo il primo tiro di cannone. Tutti si accinsero alla fuga; gli ufficiali prima di tutti. L'esercito aveva fame, ma non danaro; e vidi chiaro che, se Gòrgey si fosse arreso, nemmanco Dio avrebbe potuto tenere insieme per ventiquattr'ore le truppe che trovavansi a Logos; come né anche quelle della Transilvania, le quali negli ultimi giorni avevano perduta una battaglia dopo l'altra, ed ove il par­tito reazionario era in maggior numero.
Non volendo si usasse della mia presenza per appigliarsi ad un disperato partito mi avvisi ad Orsova per assicurare il passo a coloro che preferissero l'esilio alla schiavitù.
A me restava a scegliere fra due cose: la tranquillità del sepolcro o lo straziante martirio dell'esilio. Hi spìngeva alla prima la nausea della vita grave di tante vicende e in cui ap­pena aveva provato qualche piacere: ma il debito di cittadino,
(1) Era comandata da cui prode italiano, ti barone Alessandro Monti, bresciano, sul qnalo è da veti, in oppresso.
(2) Se ne pubblicarono nuche due versioni italiane: una dall'originale ungherese per cura di un Magiaro (Torino, tip. Arnaldi, 1850); V altra inti­tolata' ha catastrofe ungherese; relazione originale scritta hi Viddino da JÌÌJIGI KossErrai. Prima versione dal, tedesco di OIUUÀJSO LÀNIMJGOJ} Firenze, Cecohi, 1850.