Rassegna storica del Risorgimento

DEPOSITO DEI MENDICANTI DI BORGO SAN DONNINO; DUCATO DI PARMA E
anno <1990>   pagina <515>
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Sulle istituzioni parmensi
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ospitare in prevalenza poveri di Parma e di Piacenza. Viene collocato nei terreni appartenuti ai Gesuiti e alle Orsoline, ingranditi con alcuni posse­dimenti adiacenti, ed è diretto dal Sanvitale. L'organico del personale direttivo comprende nel 1810 un direttore di succursale, un capo dei lavori, un dispensiere, un direttore di magazzino. Il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri.
Nel 1811 il quadro dei dirigenti è allargato: in esso figurano oltre al direttore e al capo dei lavori un magazziniere generale, un dispensiere, un magazziniere alla biancheria ed un altro ai combustibili, un commesso all'entrata, un cappellano, un cpo-infermiere. Per il 1812-13 non ho trovato ulteriori notizie; nel 1814, con il mutamento di regime, il Deposito risulta soppresso.5)
Magawly nei suoi progetti di ordinamento del Ducato ritiene che l'ente non più in vita non debba essere ripristinato. Mistrali invece affronta l'argomento e propone che la casa di mendicità istituita dai francesi, le cui spese erano a carico dei Comuni, debba essere mantenuta. Il riapri-mento del commercio renderà le braccia dei ricoverati più. profittevoli, e i Comuni trarranno vantaggio pagando sempre meno per supplire a quelle spese che non vengono coperte dal guadagno dei ricoverati. Si tratta insomma di dar lavoro a chi non ne ha, e di gestire l'opificio di lavoro forzato in modo da rendere più economica la conduzione e diminuire gli oneri di spesa con maggiori guadagni.6)
Nel frattempo la situazione, sia dal punto di vista dell'ordine pub­blico che da quello sociale, si fa sempre più grave. Dai rapporti emergono malcontento generale , oppressione e miseria , disoccupazione; il governo attua elargizioni periodiche di soccorsi ai poveri, che sono solo palliativi e non risolvono i problemi.
Il Decreto Sovrano n. 109 del 12 settembre 1816 che comprende 23 articoli stabilisce la riapertura del Deposito di Borgo San Donnino. À causa dell' eccessivo numero de' poveri vaganti ed accattoni che creano disordine si decide di riaprire il Deposito dei Mendicanti, già esistente nella città di Borgo San Donnino, ... creando a maggior forza di quello alcuni istituti secondari diretti egualmente alle stesse mire Sono le Sale di Lavoro di Parma e di Piacenza, che non avranno mai l'importanza e la consistenza numerica dell'ente maggiore.
Il Deposito è dunque riaperto sulle aree che componevano per lo addietro i ministeri de' Gesuiti e delle Orsoline con le loro adiacenze, orti ecc., tali quali spettavano all'antico Deposito . Deve essere riordinato e ripristinato in conveniente stato . Le spese di riapertura ammontano a 165.000 franchi, così coperti: il debito arretrato delle corporazioni reli­giose verso l'antico Deposito ammonta a 357.335,62 franchi, ed è ridotto
5) I dati sono tratti dall'Almanacco del Dipartimento del Taro per l'anno 1810 e da quello successivo per l'anno 1811, Parma 1810 e 1811, ad indìcem. Tra i lavori eseguiti al Deposito, la lavorazione della barbabietola per la produzione dello zucchero.
) MARCELLA PINCHERLE. Tra Vienna e Parma, cit., pp. 14 e 17.