Rassegna storica del Risorgimento

DEPOSITO DEI MENDICANTI DI BORGO SAN DONNINO; DUCATO DI PARMA E
anno <1990>   pagina <522>
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Bianca Montale
Nel 1862 dopo l'Unità il Deposito ospiterà 465 persone.17)
Il 14 gennaio 1834 viene nominalo nuovo direttore dell'ospizio Gian Francesco Deferrard Della Torre, che resterà in carica sino al dicembre 1837. Gli succederà Michele Rossi, che reggerà il Deposito sino alla fine del regime ducale.
L'epidemia di colera del 1835 colpisce in modo drammatico gli ospiti del ricovero, che sono in così larga misura vecchi, malati o inabili e quindi più facilmente esposti ai pericoli del morbo. Su 235 malati a Borgo San Donnino i morti sono complessivamente 150, di cui ben 144 tra la popolazione del Deposito.18)
Tra le carte di Polizia un vuoto considerevole, almeno per quanto riguarda gli enti assistenziali, non consente la ricostruzione delle vicende relative agli anni '40. Per gli anni '50 esiste invece una documentazione sufficientemente indicativa relativa alle domande di accoglimento nel Deposito, alle pratiche di dimissione di chi per ragioni diverse viene allontanato, o è in grado di vivere con un lavoro proprio o a carico della famiglia, ai provvedimenti di varia natura nei riguardi di elementi ritenuti pericolosi .
Un rapporto, infine, inoltrato dopo un'ispezione, offre un quadro interessante della situazione generale negli ultimi anni del regime ducale.
Le ammissioni al Deposito avvengono, in genere, in seguito a domande inoltrate da interessati o da parenti tramite i podestà dei singoli comuni, corredate da documenti attestanti le condizioni che a norma di regola­mento dovrebbero consentire l'accettazione. Vi sono poi alcuni casi di persone rinchiuse coattivamente per ordine dell'autorità di Polizia. Ma nella maggior parte dei casi il ricovero è chiesto con insistenza ed ambito per coloro che privi di mezzi, malati, soli non sono in grado di soprav­vivere.
Le pratiche conservate offrono un quadro spesso drammatico di situa­zioni personali senza soluzione: ciechi, storpi, paralitici, vecchi senza parenti che possano mantenerli, vagabondi, imbecilli, dimessi dal manicomio cercano un tetto. Si tratta di solito di contadini o artigiani non in grado di lavorare, nullatenenti, analfabeti, cronicamente malati.19) Per questo il ricovero sembra divenire sempre meno una casa di lavoro anche se chi è sano deve prestare la sua opera e sempre più un cronicario. Gli ospiti del Deposito si possono approssimativamente dividere in tre categorie: quella composta da vecchi soli e inabili o malati, o più giovani affetti da morbi inguaribili, storpi, muti, ciechi; quella che comprende
17) jyt cart. 317. Per i cenni sul perìodo immediatamente posteriore all'Unità vedi AMOS AIMI - ALDO CAPELLI, Storia di Fidenza, Parma, 1982, p. 302.
is) A. AJMI - A. CAPELLI, Storia di Fidenza, cit., p. 264. Maria Luigia visita varie volte il Deposito, attesta ai problemi e alla conduzione dell'ente: ciò avviene in particolare nel 1817, nel 1822, nel 1835. Ivi, pp. 255, 256, 257.
I9) A.S.P., Dipartimento Grazia, Giustizia e Buongoverno, cartelle 246 e 247.