Rassegna storica del Risorgimento

DEPOSITO DEI MENDICANTI DI BORGO SAN DONNINO; DUCATO DI PARMA E
anno <1990>   pagina <526>
immagine non disponibile

526
Bianca Montale
però non è tale considerando sia pure versate in altra forma le retribuzioni agli assistenti spirituali. C'è comunque un tentativo di con­tenere le spese per il ricovero, a differenza di quanto accade in altre strutture.
Negli ultimi anni del dominio borbonico sono cresciute le dimensioni e l'importanza delle Sale di Lavoro quella di Parma conterà nel 1862 116 presenze che hanno una funzione rilevante di complemento rispetto all'ente maggiore che rimane il Deposito di Borgo San Donnino. In questo periodo, a giudicare dalle pratiche riguardanti le richieste di ammissione, sembra che il concorso sia maggiore dai paesi che non dai grandi centri, che in qualche modo possiedono diversi enti di beneficenza ed assistenza. Le domande più numerose riguardano vecchi, inabili e malati: il ricovero appare sempre più un ospizio destinato ai vecchi privi di mezzi che un opificio, anche se permangono gli opifici, le attrezzature e i corsi che consentono agli ospiti validi di imparare ed esercitare un mestiere.
Con l'Unità, almeno nei .primi tempi, in questo campo come in altri non si verificano mutamenti sensibili. I ricoverati restano molti, e divisi in tre classi (validi, invalidi e malati) sia per i maschi che per le femmine. Sarebbe tema di grande interesse seguire nel tempo lo sviluppo di questo importante aspetto del sistema assistenziale che, nato in epoca napoleonica, si rivela nell'insieme valido ed efficiente per contribuire in qualche modo ad affrontare il problema della mendicità nel Parmense. Si tratta per ora di un'ipotesi di lavoro, e di una storia ancora da approfondire e da scrivere.
BIANCA MONTALE