Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <530>
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550 Gian Biagio Furiozzi
Nei primi giorni di ottobre molti Circoli popolari e patriottici di Roma e delle province espressero la loro insoddisfazione sia per la politica estera che per quella interna del Governo e nel contempo aderirono al Congresso federativo italiano convocato a Torino dal Gioberti. Tra gli umbri vi aderirono quelli di Perugia, Terni, Foligno e Spoleto.13) Quello perugino designò come suo rappresentante Terenzio Mamiani, con il seguente mandato: che si procedesse alla progettata federazione italiana con tutti i mezzi atti a ottenere l'unione, l'indipendenza e la libertà dell'Italia, senza che tuttavia fossero menomamente lesi i diritti imprescrittibili de' popoli­la cui manifestazione non si delega, ma si ottiene soltanto dal libero suf­fragio delle assemblee primarie .14> La proposta montanelliana trovò dunque a Perugia e in Umbria un terreno assai favorevole ai suo accoglimento nella sua formulazione più democratica, e già il 20 ottobre il Circolo perugino si riunì per ascoltare una relazione di Cesare Ragnotti su di essa. La Costituente, per il Ragnotti, doveva essere promossa dai popoli, deliberata dai parlamenti e -infine sanzionata dai principi.
L'uccisione di Pellegrino Rossi, avvenuta il 15 novembre, se da un lato causò un certo sconcerto, dall'altro spinse i Circoli ad accelerare la richiesta della Costituente. Se quello di Roma la formulò ufficialmente la sera tessa del 15, quello di Perugia la ribadi in un manifesto del 17 novembre, nel quale si chiedeva un patto federativo e una Costituente italiana che in faccia all'Europa rappresenti la nazione e ne curi gli interessi , basata si diceva sul voto supremo della Nazione .15
La fuga di Pio IX a Gaeta rappresentò una spinta ulteriore a rompere gli indugi, riconsegnando la sovranità al popolo. Se il Governo, il Parla­mento e lo stesso Circolo popolare romano stentavano a trarre dalla fuga conclusioni rivoluzionarie, i Circoli delle province cominciarono a premere sui poterà centrali in questo senso: tra i primi quello perugino, che il 30 novembre invitò i romani a rompere le trame dei nemici, a respin­gere le frodi della diplomazia, a far vivere eterno il diritto del popolo e concluse con chiara espressione mazziniana: In nome di Dio e del
AA.W., Prospettive di storia umbra nell'età del Risorgimento, Perugia, Grafica Salvi, 1973, p. 115. Il Mazzoni* dà troppo peso alla difesa di Francesco Francesconì di fronte a mons. D'Andrea e al vescovo Pecci circa l'operato del Circolo, di cui egli era stato uno dei dirigenti (cfr. Memorie del Prof, Francesco Francesconì, politico, filosofo e cittadino benemerito, a cura di G. AGOSTINI, Foligno, 1892).
13) Si veda la lettera di ringraziamento indirizzata da Vincenzo Gioberti ad Ariodante Fabretti il 27 ottobre, in G. COTTINI ORSINI, Ariodante Fabretti e i suoi tempi, Roma, Tipografia Veant, 1985, pp. 20-21. Sul Convogno torinese sì vedano: P. ZAMA, Vincenzo Gioberti e il problema della Costituente, Firenze, Sansoni, 1946; C. SPELLANZON, La Confederazione italiana nel Congresso nazionale di Torino del 1848, in Nuova Antologia, LXXXIII <1948), pp. 39-57.
M> B. RASCHI, op. di., p. 32.
15) Ivi, P- 156.