Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <531>
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I circoli umbri del 1848
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Popolo, fate suonare alta la voce,16)
Maggiore cautela si nota, inizialmente, nel Circolo popolare di Spoleto, che era presieduto da Pompeo di Campetto, ministro della Guerra a Roma. H 26 novembre esso mise al primo punto di un suo manifesto il mante­nimento dell'ordine e della tranquillità, invitando i cittadini ad attendere con fiducia che maturassero i nostri grandi destini e concludendo con tre invocazioni per nula sconvolgenti, quali Viva l'Italia, Viva il Mini­stero democratico, Viva l'Unione. Nessun accenno alla sovranità del popolo e al suffragio universale.17) Ma il 1 dicembre anch'esso chiese al Parlamento romano il varo della Costituente. Del resto, quello stesso giorno anche Terenzio Marmarli presentò al Parlamento il suo moderatissimo progetto di Costituente che, rispettando l'esistenza dei singoli Stati, prevedeva che i suoi componenti dovessero essere designati non necessariamente in libere elezioni, ma nei modi previsti dai vari Governi, per cui come osservò subito Giuseppe La Farina più che una vera Costituente democratica, veniva ad assumere la forma di una Dieta federale.18) Non per nulla, il progetto fu sostenuto dal moderato Maffeo Pantaleoni e criticato da Carlo Bonaparte. D'altra parte, il Consiglio dei deputati non si decideva a sciogliere il nodo della sovranità del papa e del mantenimento del potere temporale.
Questa situazione precaria e contradittoria fu ben presto sospinta in senso rivoluzionario da un forte movimento democratico sviluppatosi nelle province. E mentre a Roma si pensò fino all'ultimo ad una conciliazione, nelle province l'attività dei Circoli, quasi tutti controllati dai democratici, assunse ormai come parola d'ordine la Costituente eletta dal popolo, che talvolta veniva tout-court definita la proposta Montanelli.19) Solo a Bolo­gna i moderati erano ancora molto forti e proprio ai bolognesi il 5 dicembre il Circolo popolare di Spoleto indirizzò un appello nel quale si diceva che i nostri destini sono nelle nostre mani e che posti in una condizione nuova, eccezionale, le misure ordinarie di moderazione, i temperamenti codardi del giusto mezzo sarebbero peggio che un delitto, una pazzia. Per evitare il doppio rischio dell'anarchia e del dispotismo, occorreva un momento di coraggio al fine di conquistare una Patria e una libertà indefettibile.2
16) [vlt pp. 159-160. Il giorno prima quello di Ancona aveva osservato che dacché il Principe ci ha volte le spalle il Popolo rientra di fatto nel pieno possesso de' suoi diritti <// Circola popolare e il Circolo Anconitano ai Popoli ed ai Circoli dello Stato, Ancona, Sartori Cherubini, 1848).
17) // Circolo popolare di Spoleto ai suoi concittadini, Spoleto, Tip, Bossi e Bassotti, 1848.
là G. LA FARINA, Storia d'Italia dal 1815 al 1850, II, Milano, 1861, p. 595.
1 Cfr. l'appello del Circolo di Faenza del 4 dicembre 1848 (Faenza, Tip. P. Conti, 1848) e quello del Circolo nazionale di Forlì del giorno successivo (Forlì, Bordandini, 1848).
2(0 // Circolo popolare spoletino ai Bolognesi, Spoleto, Tip. Bossi e Bassini, 1848.