Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <537>
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LIBRI E PERIODICI
AA.W., Trasformazioni industriali nella media Valle del Uri in età moderna e contem­poranea; Fresinone, Rotaract Club-Editrice Pisani, 1988, in 8, pp. 17813 f.t. S.p.
Il volume raccoglie sei saggi dovuti ad Alessandro Viscogliosi (I Boncompagni e l'industria 1580-1796), Silvio de Majo {Organizzazione del lavoro e struttura di fabbrica nei lanifici della Media Valle del Liri nell'Ottocento preunitario), Carmine Cimmino (Sfrut­tamento delle acque a scopo industriale, legislazione e conflitti di competenze tra potere amministrativo e giudiziario nett'800 - II caso dei lanifici Roessinger e Viscogliosi di Isola del Liri), Anna dell'Orefice (L'industria della carta nella Valle del Liri durante il XIX secolo: dallo sviluppo alla crisi), Gregorio E. Rubino (L'industria siderurgica nel Distretto di Sora in età borbonica), Stefano Stanislao Mancini (Un esempio di unità tipologica fabbrica-villa nell'industria cartaria meridionale: la fabbrica Courrier ad Isola del Liri nel XIX secolo).
Come si può notare, si tratta di ricerche che riguardano la varia attività manifat­turiera di una zona del Regno di Napoli la quale, seppure in modo contradditorio, era stata agli inizi dell'800 investita, ad opera del capitale straniero (francese), da un processò di rinnovamento e ampliamento fino a produrre larga parte dei pannilana e della carta del Regno.
Esse, a parte quelle della Dell'Orefice, che è anteriore, si collegano agli studi suH'Indu-stria laniera curati in volume da Carmine Cimmino, che presenta i risultati di un convegno di studi su Economia e società nella Valle del Liri nel XIX secolo organizzato dal Comi­tato di Caserta dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano.
Se il saggio del Viscogliosi, attraverso le carte Boncompagni dell'Archivio Segreto Vaticano, analizza l'evolversi dei rapporti tra i Boncompagni, appunto, feudatari dello Stato di Sora, e i lanieri della valle , offrendo un buon contributo, anche se a volte troppo descrittivo, alla conoscenza dell'attività laniera della zona (ed esprimiamo le nostre riserve sull'uso del termine industria come se gli ordigni adoperati nel lanificio dal '500 al '700 fossero la stessa cosa dei motori idraulici o degli altri macchinari intro­dotti dall'età francese in poi), le due ricerche del de Majo e del Cimmino, metodologica­mente ben motivate, offrono un'analisi convincente delle difficoltà che nella corsa all'am­modernamento attanagliarono il lanificio. E il de Majo ci offre lo spaccato di una fabbrica certo non modesta (la Zino, che occupava più di 400 operai, sviluppatasi nel bel mezzo della congiuntura economica favorevole degli anni 1830), ne descrive il corredo di mac­chinari, nota la presenza di vecchi ordigni e quindi la commistione in una stessa fabbrica di vecchio e di nuovo, che costituisce un segno chiaro della insufficienza di capitali e di come nel trapasso ad un vero e proprio capitalismo industriale non si possa fare a meno di un adeguato associazionismo finanziario. Ed il Cimmino, riprendendo alcuni suggerimenti proposti dal Deyon e dallo Ho sulle Annales, approfondisce il tema della deindustrializzazione, già trattato nei suoi vari e complessi aspetti nel volume sul-