Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <548>
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Libri e periodici
e vagliate le ragioni e le conseguenze del ritardo dell'offensiva borbonica. Non tanto dalla scelta del piano {non senza difetti) proposto dal Lamoricière e imposto dal re (contro il parere del Ritucci), quanto dalla difettosa esecuzione di esso da parte di alti ufficiali borbonici, dipese, secondo 'A,t il risultato negativo per i regi della battaglia del Volturno. Importante, nell'indagine, è l'esame della strana condotta del Mechel e delle polemiche De Sivo-Ritucci e Ritucci-Ruiz.
Sull'insuccesso borbonico al Volturno, l'A., considerando il risultato di molti fat­tori e di svariate circostanze concomitanti, vede gravare, con serrata logica, il peso della condotta precedente della guerra e rileva l'influenza che ebbe sul morale dei combat­tenti. Tuttavia, egli scagiona da ogni esagerata e ingiusta accusa la maggior parte delle truppe regie, precisando anche qui le responsabilità e non mancando di denunciare l'insufficienza dei servizi logistici e d'informazione, la lentezza delle comunicazioni (aggravata dalle difficoltà del terreno), il difetto di organizzazione dell'esercito di Fran­cesco II. Sottolinea il comportamento deplorevole di alcuni ufficiali borbonici, l'apatia di altri, la carenza di spiccate virtù militari in chi era investito dei più alti gradi; ammette, con l'autorevole storico Piero Pieri, che essi avessero la mentalità statica di un secolo e mezzo prima e soprattutto lo spirito di burocrati più che di soldati .
In gran conto, anche per i garibaldini, viene tenuto il fattore morale; sulle virtù di guerriero, di condottiero e di stratega di cui dette prova Garibaldi insiste, non solo lungo il corso della trattazione, ma in uno speciale paragrafo volto ad esaltare il genio e la gloria dell'Eroe. Accenna anche al carattere debole ed indeciso di Fran­cesco II e al suo diverso modo di condursi prima della battaglia del Volturno e dopo di essa, a Gaeta, in quanto ebbe influenza sul vario andamento della guerra. Infine, tutto un capitolo l'A. lo impiega ad esaminare le ragioni della caduta della monarchia borbonica nel Mezzogiorno ed a confutare la tesi dei legittimisti circa la pretesa ingiu­stizia morale che essa avrebbe subito. Con questa difesa del diritto del popolo italiano diventato nazione ad unirsi sotto un solo sovrano, di sua scelta, si chiude il volume nel quale non mancano, pur tra la molta erudizione, pagine vibranti di patriot­tismo. Ma non è questo il suo merito: di sentimento patriottico non c'è difetto nella letteratura garibaldina e risorgimentale; tutt'altro!... Nello studio in esame c'è proprio quello che in essa manca o scarseggia, salvo rare eccezioni: l'apparato critico.
Questa opera quindi, è una fatica improba e intelligente insieme, ammirevole per ampiezza e scrupolosità di ricerche, esattezza di dati approfondimento di molte questioni concernenti l'argomento trattato: motivi della sconfitta borbonica e della vittoria gari­baldina. Ne sono emerse, oltre a notizie nuove, valutazioni non conformi a quelle della storiografia ufficiale più recente, e tanto meno a quelle della storiografia tradizionale e risorgimentale. Applicando il metodo del confronto di cui si è detto tra le diverse fonti, molte delle quali consistenti in documenti inediti l'A. è pervenuto, integrando poi una narrazione con l'altra e controllando le asserzioni dei vari relatori su docu­menti d'archivio, ad una ricostruzione dei fatti meglio accertata e chiarita. E, sulla più esatta cognizione di essi, ha .potuto fondare i suoi giudizi, le sue deduzioni e le sue ipotesi; scoprire i motivi dei fatti stessi; comprendere le situazioni; vedere in una successione logica, oltre che cronologica, tutta la vicenda. Giunge, così, a precisazioni inattese e sorprendenti di alcuni particolari importanti ed a valutazioni critiche diverse dalle solite. Egli è riuscito, inoltre ad evidenziare una vera selva di sviste e di errori commessi dagli storici , come dice nell'Introduzione, e come si può constatare leggendo una delle Appendici al volume, la XVI.
Questo studio non è fine a se stesso, ma fa sentire l'esigenza di una revisione critica di tutta la letteratura garibaldina, vagliata allo luce di documenti che ancora si custodiscono negli archivi pubblici e privati, con l'allettante presentimento di un ridi­mensionamento di giudizi . È quanto l'A, si augura, facendosi promotore di una novella