Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <556>
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Libri e periodici
un processo per usare le sue stesse parole in cui il modus operandi doveva essere semplicemente quello di passare dai fatti alle riforme , seguendo il categorico imperativo di offrire agli italiani una virile educazione (da cui il saggio La virilità nazionale e le colonie italiane, edito nel 1899) che li affrancasse definitivamente dalla corruzione, dal clientelismo e dal municipalismo, mali endemici della società italiana. Nel breve spazio di una recensione non è certamente possibile offrire un quadro completo di una figura complessa quale quella del Turiello, così bene evidenziata dal volume curato con estrema perizia (filologica da Raffaele Molinelli che già nel 1968 aveva dedicato al personaggio una monografia {Pasquale Turiello precursore del nazionalismo italiano, Urbino, 1968) e che ha ora inteso offrirne una visione in qualche modo più distaccata alla luce di un processo di revisione storiografica sull'imperialismo italiano che sta da qualche tempo sostituendo gradualmente ad una visione quasi esclusivamente etico-politica, in chiave liberaldemocratica, di tale fenomeno ima concezione più ampia, nella quale esso viene considerato nelle stesse connessioni con la realtà economica del paese e più specificamente con i problemi dello sviluppo industriale (p. 55).
VINCENZO FANNINI
GIUSEPPE GALZERANO, Gaetano Bresci. La vita, l'attentato, il processo e la morte del regicida anarchico; Salerno, Galzerano ed., 1988, in 8, pp. 185. S. p.
Gli occhi che incontrarono e spensero quelli del re la sera del 29 luglio appartenevano ad una personalità che per lo storico è ancora problematica e che non può coincidere con la spiccia definizione poliziesca o con l'iconografia di parte anarchica, così nella sua storia degli anarchici italiani, pubblicata nel 1981, P. C. Masini apriva il capitolo dedicato al regicidio di Monza.
Qualche anno prima A. Petacco, nel volume edito da Mondadori L'anarchico che venne dall'America, aveva tracciato, con tratto giornalistico, un profilo dell'anarchico pratese, suscitando alcune contestazioni circa l'ipotesi che l'azione di Bresci fosse frutto di un complotto, più che un gesto individuale, da parte dello stesso Masini e di U. Alfassio Grimaldi (nel volume // re buono , Feltrinelli, 1973).
L'ipotesi del gesto individuale, compiuto sotto l'incantesimo della ribellione e del castigo pare del resto avvalorata pur non fugando tutte le incertezze dall'analisi specifica del gruppo anarchico di Paterson attraverso fonti americane, come emerge in un articolo di L. V. Ferraris del 1968 (L'assassinio di Umberto 1 e gli anarchici di Paterson, in Rassegna storica del Risorgimento, a. LV, pp. 47-64).
Il dibattito, ripreso in successivi interventi, così come gli studi apparsi in questi ultimi anni continuavano tuttavia a focalizzarsi sul gesto e non sull'autore, isolando un episodio che invece, più opportunamente, andrebbe collocato nel clima di un'epoca densa di tensioni sociali e di un movimento quello anarchico che viveva, a cavallo dei due secoli, momenti di intensa conflittualità ideologica.
Anche il volume di Galzerano, pur tentando un'interpretazione più globale, non esce totalmente dagli schemi precedenti e soprattutto si colloca all'interno di quella che Masini definiva iconografia anarchica, peccando, in parte, di senso critico e eccedendo nell'acrimonia verbale.
Tuttavia il volume si rivela particolarmente interessante per la parte documentaria