Rassegna storica del Risorgimento

CIRCOLI POPOLARI UMBRIA 1848
anno <1990>   pagina <562>
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562 Libri e periodici
alla situazione della città di Trieste ed i numerosi tìtoli, dati alle stampe, testimoniano l'interesse sempre crescente degli studiosi per le sorti della città adriatica e della terra giuliana. Una realtà per certi aspetti unica, proprio perché segnata dall'incontro delle tre grandi civiltà europee (l'italiana, la slava e la mitteleuropea), condizione che ci consente di individuare una specificità storica, tipica della città che segna il confine orientale d'Italia.
Molto è stato scritto e molto è stato detto di Trieste, cosicché la sua storia è divenuta patrimonio dell'Europa, contrassegnata dalle profonde lacerazioni causate dagli eccessi nazionalisti, dall'incomunicabilità e dalle contrapposizioni ideologiche e sociali che hanno creato intolleranza e incomprensioni all'interno delle molteplici etnie.
Affievolitisi i contrasti, causa di profonda avversione e di conseguenti risentimenti, oggi è chiara la vera vocazione di Trieste, città italiana ma aperta alla collaborazione con il mondo circostante, secondo la lungimirante e per molti versi coraggiosa visione di coloro, che, triestini di nascita, già durante il crepuscolo asburgico, proclamavano la necessità di non rinchiudersi in un assurdo nazionalismo, come appare negli intensi dibattiti culturali all'interno della rivista fiorentina La Voce.
Recentemente anche l'editore Del Bianco, con una prestigiosa collana di saggi, testi e studi del Comitato di Trieste e Gorizia dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, ha contribuito al dibattito storiografico su Trieste, con le sue pubblicazioni di alto valore scientifico. Segnaliamo in particolare Trieste e gli Asburgo. Meditazioni fuori tempo di un mitteleuropeo italiano, autore lo storico friulano Angelo Filipuzzi, Noto per i suoi studi sui rapporti italo-austriaci nell'età del Risorgimento, egli, avva­lendosi della considerevole bibliografia in lingua italiana e tedesca, e soffermandosi attentamente sui molteplici aspetti economici, politici e nazionali, ripercorre il passato della città, dalla lontana dedizione del 1382 che sancì la signoria degli Asburgo sulla città, fino al 1918, anno della conclusione dell'irredentismo triestino. Pertanto, il suo studio affronta oltre cinque secoli di storia, durante i quali Trieste, da piccolo borgo marinaro diventerà il ricco emporio della monarchia danubiana. L'opera di Federico III e di Enea Silvio Piccolomini, le incursioni turche, la creazione di Carlo VI del porto franco, le riforme teresiane prima e giuseppine poi, l'effimera occupazione francese e l'epoca di Francesco Giuseppe sono i momenti più significativi della originale storia di Trieste. La città, opulenta e raffinata, con la sua borghesia colta e cosmopolita, il Lloyd e l'architettura fine XIX secolo, appare in tutta la sua grandezza di centro finanziario e culturale, il cui ritmo di vita e lo scandire delle ore, le umane passioni e l'alternarsi delle stagioni la rendono in tutto simile a Vienna come a Budapest, a Praga come a Lubiana. Erano gli anni della Jelix Austria, della città immediata all'impero, dove l'oriente e l'occidente si incontravano. Qui, il giovane Freud, in visita alle province meridionali, conduceva le proprie ricerche sulle gonadi delle anguille ed Ettore Schmitz consumava la propria esistenza tra le vernici della ditta Veneziani e la passione letteraria, il violino e l'amicizia con l'irlandese Joyce.
Tuttavia, il progresso economico, sociale e civile della città non riesce a spazzare le dense nubi che si addensarono sul suo futuro, perché, anche se siamo di fronte ad una Trieste laboriosa, attiva e progredita, tutto ciò non soffoca il rullo dei tamburi, il passo cadenzato dei soldati imperiali e reali, la lotta condotta dalla maggioranza degli abitanti per la legittima aspirazione di unire il proprio destino a quello della madrepatria. Anche questo fa parte della memoria storica di Trieste e della nazione italiana, unite nell'ideale del processo unitario, suggellato poi dal sacrificio dei soldati in grigioverde che portò il tricolore a sventolare su San Giusto,
ALESSANDRO MANCINI-BARBIERI