Rassegna storica del Risorgimento

HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; SPAVENTA SILVIO
anno <1991>   pagina <14>
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Carlo Ghisalberti
fine. E ciò soprattutto dopo che le riserve su Luigi Napoleone, il 2 dicem­bre ed il Secondo Impero stavano cadendo per lo sviluppo logico delle cose che spingeva innanzi la politica francese portandola ad agevolare almeno in parte le aspirazioni nazionali italiane.29)
In questo contesto il rifiuto di forme politiche intermedie di tipo confederale o federale, ribadito in termini estremamente chiari dopo la caduta verticale dèlie speranze o delle illusioni neoguelfe e la dissoluzione delle vaghe ipotesi federative maturate tra il 1847 ed il 1849, che pur avevano sottratto Silvio Spaventa addirittura coinvolgendolo sia pur in una visione gradualistica e meramente tattica del movimento indipenden­tista, si affiancava alla sua critica di quelle entità politiche straniere vantate come modelli dai loro fautori. Di qui la negatività del suo giudizio sull'esperienza costituzionale americana, peraltro a suo tempo defunta dallo stesso Hegel come quella di una società non ancora giunta alla piena realizzazione della forma Stato e da entrambi ritenuta estranea o almeno (lontana dal proprio modo di sentire in termini di aggregazione politica.3 Di qui, ancora, la sua solo parziale ammirazione per le istitu­zioni e per il governo dell'Inghilterra, la cui natura di Stato troppo gli sembrava riecheggiare, per la pluralità dei centri di potere in esso esistenti, antiche strutture di matrice cetual-feudale condizionanti il potere monar­chico in un senso non conforme al mondo attuale ed a quelle che egli riteneva fossero le sue esigenze, come peraltro anche il fratello Bertrando veniva sostenendo.31* Discorso questo che per tanti aspetti sembrava rie­cheggiare quello hegeliano suil'Englische Reformbill degli inizi degli anni Trenta per la connotazione negativa che dava al rapporto tra ordinamento politico a base parlamentare ed articolazione sociale dell'Inghilterra della
di un conquistatore e costretta a considerarsi appartenente alla Germania. Questo Teseo dovrebbe avere la magnanimità di concedere al popolo che egli avrebbe creato unendo piccoli popoli dispersi una partecipazione a ciò che riguarda tutti. Che Hegel identificasse con Napoleone Bonaparte il novello Teseo o che il richiamo storico mitologico alla figura del fondatore della polis ateniese fosse per il filosofo di Stoccarda un espediente dialettico o un'immagine meramente relorica è del tutto secondario rispetto alla visione unificante del destino tedesco che il discorso sottintendeva, discorso naturalmente diverso nella impostazione e nei contenuti da quello, in chiave italiana, dei suoi emuli napoletani del periodo successivo al 1848.
2?) Sul giudizio piuttosto negativo, destinato peraltro a lungamente durare, degli hegeliani napoletani nei confronti di Napoleone III e dei mezzi da lui usati per conquistare l'Impero, cfr., tra gli altri, G. NEGRELLI, Storicismo e moderatismo nel pensiero politico di Angelo Camillo de Meìs, Milano, 1968, pp. 147-148.
30) Interessanti osservazioni sull'immagine hegeliana dell'America ed in particolare sull'assetto e sul divenire della società statunitense (in Lezioni sulla filosofia della storia, eh., I, pp. 228-229, traduzione a cura di G. CALOGERO e C. FATTA, Firenze, 1932-63), sono svolte da S. AVINERI, La teoria hegeliana dello Stato, cit., pp. 279 sgg. Sbrigativa e piuttosto carente l'attenzione di Spaventa sull'esperienza politica americana, come si evince dalle sue scarse letture in materia: Dal 1848 al 1861, cit., pp. 245-246.
31) Sul tema della scarsa anglofilia politica di Silvio Spaventa vedi il mio L'idea di costituzione in Silvio Spaventa, cit., oltre, naturalmente, D. LOSURDO, La rivo­luzione del '48 e l'immagine di Hegel in Italia e Germania, in Gli hegeliani di Napoli e la costruzione dello Stato unitario, cit., pp. 45 sgg.