Rassegna storica del Risorgimento

BALLA GIACOMO; MERLONI GIOVANNI; SOCIALISMO ROMA 1900-1910
anno <1991>   pagina <35>
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Momenti del socialismo a Roma
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gno: la direzione del nuovo organismo venga occupata da un cultore eminente delle discipline economiche e statistiche (ed, infatti, sarà il prof. Giovanni Montemartini). Intanto, però, a chi giova tutto questo ritardo? .
Con ragione, proprio nel gennaio 1903, Cronaca del lavoro, mensile della Federazione italiana delle CdL, offre un non brillante quadro della situa­zione: La statistica italiana è una desolazione. Ogni qualvolta ci si accinge a studiare questo o quei problemi che affaticano la vita proletaria e si ricorre alle pubblicazioni della nostra Direzione di Statistica, c'è da mettersi le mani nei capelli! In avvenire, le cose dovrebbero andar meglio in virtù dell'istituendo Ufficio del lavoro. Ma, se anche questo vien su come uno dei tanti rami dell'albero burocratico, quali frutti potrà mai dare?. L'obiettivo prioritario della conoscenza, il significato delle cifre per con­creti interventi, la sete d'informazione, nei primi anni del secolo carat­terizza i settori più illuminati dell'amministrazione statale e comunale. La ricognizione del tessuto urbano richiede osservazione e misurazione dei fenomeni sociali. Sarà Ugo Giusti a promuovere, nel 1906, e dopo una riunione dei sindaci dei principali comuni, l'Annuario statistico delle città italiane.
Pubblicare, proprio a Roma, I problemi del lavoro significa, per i socialisti riformisti, indicare una metodologia d'impianto scientifico, fornire itinerari di ricerca, uscire e rientrare nel Paese attraverso le correnti di pensiero dell'Europa più progredita (insomma, in senso lato, sentirsi alla stregua di un cittadino della Virginia : in siffatta guisa si firmava l'enciclopedista e cosmopolita Philip Mazzei (1730-1816), il fiorentino che fece l'America, amico di Thomas Jefferson e Benjamin Franklin). Quanto di meglio possano sperare i giovani migratori attratti dall'ambiente culturale e sociale della metropoli ove sperimentano un più ampio e com­pleto confronto di idee.
I ricordi di Ivanoe Bonomi e Luigi Bottazzi restituiscono un vivace affresco della redazione romana dell'Avariti!, dei suoi collaboratori esterni (noti letterati e poeti, da Ugo Ojetti ad Edmondo De Amicis), di quel club di spiriti liberi che anche nella durissima congiuntura politica del 1898 stabiliscono un flusso di simpatia con il quotidiano socialista.
Scrive Bonomi:
Un legame con gli uomini più illustri della democrazia e del liberalismo, da Ettore Sacchi ad Edoardo Pantano, da Giulio Alessio a Giustino Fortunato; quelle lunghe conversazioni con personalità di alta cultura, dal maestro nelle dottrine marxiste, Antonio Labriola, ai capi del liberalismo economico, tutti schierati in difesa della libertà, modificavano profondamente quella concezione d'isolamento tragico, di classismo impenetrabile, d'intransigenza rigorosa con la quale il socialismo era giunto in Roma e vi aveva alzato le sue tende. La vita reale dimostrava che il mondo non era diviso in due sole classi fieramente accam­pate l'una contro l'altra, ma che qualche ponte si poteva gettare fra l'una e l'altra riva per lasciar passare una concezione più realistica, più gradualistica, meno tragica e più umana. Nasceva, così, nella redazione delì'AvantU o, almeno, in molti spiriti che pensavano e scrivevano entro le sue mura, una visione nuova del divenire socialista, alla quale la nuova politica interna, inaugurata da Gioiitti, dava l'avvio e alla quale il luminoso pensiero di Jaurès indicava metodi nuovi.