Rassegna storica del Risorgimento
BALLA GIACOMO; MERLONI GIOVANNI; SOCIALISMO ROMA 1900-1910
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1991
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Momenti del socialismo a Roma
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quel periodo, gli abitanti di Corneto Tarquinia non avvertono eccessivamente la memoria storica dell'antica Confederazione Etnisca. Dal buffet della stazione ferroviaria (gestito dal padre) passa a Roma e, probabilmente, fermandosi come tappa intermedia a Civitavecchia dove svolge saltuarie occupazioni al porto. Con poche lire in tasca dorme sotto i portici della capitale. È uno dei tanti piccoli migratori interni (sue testuali parole). Qui, nei primi mesi del 1907, fa i mestieri più vari: addetto ad un deposito di sveglie in via Tor de' Specchi; collaboratore di studio presso un avvocato; impiegato nella segreteria della Federazione operai metallurgici; contabile di una cooperativa di scalpellini. Infine, dopo tanto penare, giornalista dell'ovanti/; reporter su più fronti: costume, recensioni teatrali e musicali, problemi urbanistici, scuole nell'Agro Romano (intervista Sibilla Aleramo). Scrive per YAvanti! fino all'ottobre 1911 quando la redazione si trasferisce a Milano.6)
In Roma 1907 Cardarelli sottolinea le sue prime sensazioni:
Chi abitava in Prati (come, appunto, il poeta, n.d.r.) o fuori Porta S. Giovanni poteva dirsi un pioniere. Quando io venni a Roma, per intenderci, comparivano in questa città le prime lampade ad arco e le prime automobili pubbliche. Le une si spegnevano spesso creando, fra tanto sfolgorio, scandalose zone d'ombra, e le altre, per i loro continui investimenti, non tardarono a diventare l'argomento del giorno e a dar la stura ad ogni sorta di facezie. Essendo tinte di giallo, furono subito dette il pericolo giallo. Le questioni municipali assumevano un rilievo enorme nella Roma di quegli anni. [...]. Non sembrerò esagerato dicendo che, in un tempo in cui ero spesso costretto a passare la notte alla stelletta (cioè, all'aperto, n.d.r.), la compagnevole bellezza dell'Urbe mi ha ripagato di tutto, mi ha fatto sembrare dolce la povertà e ha operato su me in maniera che io non mi sono mai sentito solo. [...] Facevo parte di un piccolo gruppo di giovani dissidenti, giovani arrivati troppo tardi, a lumi spenti, a festa finita. Perché non crederete, spero, che io abbia voluto dipingere il Paradiso. Questa capitale, così lustra, così beata, era una città agli sgoccioli. Nuovissima, pur già decrepita, viveva dei fumi e dei ricordi che le aveva lasciato l'epoca di Crispi e di D'Annunzio mentre si presentiva, sia pur vagamente, la bufera che si stava addensando. Era, insomma, la Roma umbertina al tramonto .
E, in Roma 1911, Cardarelli7) aggiunge, con toni che, storicamente, valgono per tutta una generazione: Addio giovinezza. Tale era proprio l'aria che spirava nell'Urbe e in tutta l'Italia fra il 1907 e il 1911. Quelli
6) Per una approfondita biografia cfr. C. MARTIGNONT (a cura), Vincenzo Cardarèlli. Opere, Milano, Mondadori, 1981, pp. LXV-LXXVIII.
7) Cfr. V. CARDARELLI, Roma 1907, pp. 595-603, e Roma 1911, pp. 604-609, in G. RAIMONDI (a cura), Vincenzo Cardarelli. Opere complete, Milano, Mondadori, 1962. Cardarelli, scrittore, è ancora tutto da far conoscere. Si veda la raccolta // sole a picco con i ricordi della sua infanzia a Corneto Tarquinia: ad esempio, La ferriera (realmente esistita e di cui parla I. BIAGIANTI, Sviluppo industriale e lotte sociali nel Valdarno superiore 1860-1922, Firenze, Olachki, 1984, pp. 214-216) e 17 buffet della stazione. Inoltre, sulla capitale, la raccolta Aspetti di Roma.