Rassegna storica del Risorgimento

GIORNALI ITALIA 1875-1880; <> 1878-1880;
anno <1991>   pagina <363>
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Ma, a suo giudizio, una misura del genere avrebbe colpito anche gli interessi dell'economia. Ciò che era ingiusto socialmente si traduceva economicamente in un aumento dei costi di produzione, sia per l'agri­coltura che per l'industria, per il conseguente riadeguamento delle retri­buzioni. Per quanto riguarda la prima, la maggiore incidenza del prezzo della manodopera avrebbe ostacolato il processo di trasformazione delle colture, reso necessario dalla crisi, facendo venir meno anche l'effetto di stimolo per il suo avviamento, derivante dalla concorrenza, e favorendo quindi l'immobilizzazione -della situazione delle campagne, soprattutto nelle zone dove maggiore sarebbe stato il bisogno di un rinnovamento; per la seconda, perché la giovane industria nazionale, nella difficile lotta con la concorrenza estera, si sosteneva in gran parte sul basso prezzo della manodopera, e questo si era potuto conciliare con migliori condizioni per l'operaio, grazie all'abolizione del corso forzoso della carta moneta e alla conseguente scomparsa dell'aggio dell'oro su essa, i cui effetti si erano uniti al ribasso di prezzo dei generi di prima necessità. Tutto ciò sarebbe stato pregiudicato, se si fosse costretta l'industria ad un maggior costo di produzione. L'effetto generale, conseguente all'introdu­zione di alti dazi sui prodotti agricoli, sarebbe stato perciò che, aumentando i costi ed elevando le rendite, si sarebbero ridotte le risorse per l'accu­mulazione del capitale; un atto dunque contradditorio rispetto alle finalità di sviluppo economico e dell'industrializzazione stessa.
Dall'avversione di Sonnino al protezionismo agrario non si può indurre una sua adesione generale al liberismo nel campo dei rapporti economici internazionali, cui corrisponderebbe invece, nei rapporti interni, l'interventismo statale in campo sociale. Egli stesso del resto rifiutava ogni facile etichetta ideologica a lui applicata, che conducesse a sminuire e semplificare la complessità dei problemi reali. L'anno successivo al dibattito sulla crisi agraria, di nuovo si riaffacciò alla Camera la questione dei dazi sui cereali e ancora una volta Sonnino si pronunziò vigorosamente contro essi.159' In questa occasione, da un esponente del partito agrario , il Cavallini, che aveva parlato aspramente contro la scuola smithiana , si vide assimilato ai suoi compagni del cenacolo fiorentino, quasi fossi stato io sempre un banditore della scuola delle armonie economiche; e a sua volta replicava, riconoscendo i meriti storici del liberismo, che si volevano rimpicciolire le questioni e fare la guerra dei nomignoli, tentando di dare il carattere odioso di una dottrina da combriccola e consorteria locale ad una nobile causa , combattuta e vinta da Cavour e riaffermata dai successori. Ma per quanto riguardava lui, affermava dì essersi talvolta sentito accusare di eterodossia economica, come affetto perfino di tendenze socialistiche, che so io, come un socialista della cattedra; ma è la prima volta che mi vedo classificato come un porta­bandiera del lasciar fare .16)
JW> S. SONNINO, Discorsi parlamentari, cit 17 marzo 1886, pp. 293 sgg. W Ibidem.