Rassegna storica del Risorgimento
GIORNALI ITALIA 1875-1880; <
> 1878-1880;
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1991
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Rolando Nieri
Non era liberista dunque, né tanto meno seguace della teoria delle armonie economiche; riteneva però che i dazi sui generi di prima necessità avrebbero, come già si accennava, rinfocolato la questione sociale e provocato danni economici, e che essi, a differenza di quanto facevano i sostenitori del protezionismo, andavano sempre considerati dal punto di vista dei consumatori. Di questi ultimi, affermava, se ne parla quasi come di gente che viva di rendita e se ne stia in panciolle, con le mani in mano. Ma sono pur consumatori i milioni e milioni dei nostri contadini, pei quali [...] una piccola differenza di prezzo nelle prime necessità della vita, può rappresentare la miseria, la malattia, i patimenti più duri.161* Proprio in questa stessa occasione e in rapporto ai costi sociali, aveva anche dichiarato di non essere protezionista per partito preso.162) Nelle decisioni da prendere nel campo del commercio internazionale e della politica doganale, difficili soprattutto in quel periodo di crisi, l'atteggiamento di Sonnino suonava come costante ammonimento a valutare tali costi, oltre a quelli economici, che ne potevano derivare, e si fondeva su un piano generale con l'esigenza riformatrice che, anche per questa via, non venissero a consolidarsi posizioni di privilegio e situazioni di arretratezza, soprattutto nelle campagne. Tutto ciò non significava rinunzia alla tutela della produzione nazionale, ma richiamo invece alla necessità di un indirizzo di politica doganale che tenesse conto realisticamente delle effettive potenzialità dell'economia italiana in rapporto a quelle degli altri Stati.
Proprio in base a tali criteri, aveva criticato la denunzia del trattato del 1881 con la Francia e la successiva guerra di tariffe, considerandole un deplorevole effetto del movimento protezionista che, da vari anni, trascina con sé gli animi in Italia, e delle troppe facili illusioni sulla nostra forza per poter ridurre gli altri ad accettare i patti che a noi convengano, senza che noi sottostiamo alle condizioni loro . Era perciò necessario migliorare la situazione e fissare una linea costante di condotta e a quella attenersi; perché in una condizione di instabilità e di incertezza sull'avvenire, anche in mezzo a circostanze presenti favorevoli, non è possibile ad alcuna industria di impiantarsi e svolgersi e formarsi un assetto stabile. E in fatto di capitali e di industrie non abbiamo davvero nulla da sprecare, onde occorre badare a non avviare mai le nostre forze e l'attività economica del paese sopra qualche falsa strada .I63> Si trattava di adottare quella politica che, tenendo conto delle conseguenze Sociali ed economico-finanziarie interne e valutando le convenienze e i reali rapporti di forza internazionali, fosse commisurata ed adeguata al potenziamento dell'economia nazionale. Con tali presupposti ed in pre
tti) Ivi, 9 maggio 1882, p. 85 (svolgimento di un o.d.g. in merito ad un articolo addizionale del trattato di commercio con la Francia).
162) In un inciso del discorso sopra citato aveva affermato, per l'esattezza: ... per chi non si dichiara, a priori, protezionista, ed io non lo sono... , ìbidem.
163) 0/>. oit, 17 marzo 1888, p. 351 (intervento nella discussione sullo stato di previsione della spesa del ministero degli Affari Esteri per l'esercizio 1888-89).