Rassegna storica del Risorgimento

GIORNALI ITALIA 1875-1880; <> 1878-1880;
anno <1991>   pagina <369>
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La Rassegna settimanale e l'industria 369

e il capitale che cerca un collocamento.179) Tale situazione ara sintetizzata in questa formula: In Italia le classi abbienti e colte non lavorano. La riprova era che le società e i capitali si raccoglievano solo nei grandi centri di vita urbana. Ma nella gran parte d'Italia non esisteva alcun indirizzo di vita d'affari consociata .18)
Carenze oggettive e soggettive, scarsa potenzialità espansiva del set­tore industriale e insieme non diffuse attitudini imprenditoriali, caratte­rizzavano ancora, a giudizio della Rassegna, la situazione italiana. Lo Stato, con una idonea politica finanziaria ed economica, avrebbe potuto esercitare, come già si è accennato, un ruolo notevole di stimolo e condizionamento per migliorare tale stato di cose. Anche un adeguato regime doganale dì sostegno all'industria nazionale, era contemplato dalla Rassegna come mezzo volto al raggiungimento di quella finalità, alla luce anche delle mutate condizioni del mercato internazionale e delle tendenze protezioni­stiche affioranti in Europa. Come si è detto, non si può parlare tuttavia per la Rassegna di protezionismo, come elemento decisivo e determinante dello sviluppo industriale. La rivista sarà in polemica con le pretese, a suo giudizio eccessive, della schiera dei protezionisti, capeggiata da Rossi. Più. volte invece nelle sue pagine sono espressi apprezzamenti favorevoli per rinnalzamento dei dazi e la razionalizzazione operati dalla tariffa generale del 1878. Questo moderato protezionismo sembrava sufficiente e adatto per quegli anni a ragionevoli bisogni dell'industria. Quel che è da notare al riguardo e dà un contenuto concreto all'orientamento della Rassegna, è la consapevolezza della insufficienza della ricchezza agraria e delle esportazioni agrarie ad assodare l'economia nazionale di un popolo civile .181) La prospettiva di uno sviluppo unicamente agricolo dell'Italia era perciò abbandonata, come già risultava chiaro dalla problematica cui abbiamo fatto riferimento; e questo atteggiamento si legava all'accetta­zione, nei limiti detti, della protezione doganale per l'industria, come uno degli strumenti per superare la sua arretratezza. Il problema però, ci si chiedeva, era a quali industrie manifatturiere dare la preferenza: a quelle che avevano condizioni naturali per il loro sviluppo, o a quelle che non le possedevano e avrebbero dovuto vivere artificialmente col solo aiuto dei dazi? E ancora: l'amicizia delle industrie agrarie colle manifatturiere dev'essere naturale o forzata dai dazi? .182> I problemi erano ancora aperti e complessi, le industrie che chiedevano protezione si dicevano tutte naturali e lo Stato assume responsabilità terribili giudicando coi dazi quali industrie debbano vivere e prosperare e quali morire. Noi non neghiamo allo Stato questa facoltà; ma quanta precisione di osservazione
179) Ibidem,
ieo) jbìdem.
W) La Rassegna settimanale, 1 giugno 1879, recensione a A. MARIANO, Contro il libero cambio, memoria letta all'Accademia del Lincei, Roma, 1879.
i2) ibidem.