Rassegna storica del Risorgimento

GIORNALI ITALIA 1875-1880; <> 1878-1880;
anno <1991>   pagina <378>
immagine non disponibile

378
Rolando Nieri
avuto modo di vedere, dell'arretratezza dell'industria italiana, la Rassegna riteneva che le sue ragioni fossero adeguatamente tutelate in questi anni dalla tariffa del 78. Andare oltre la misura da questa stabilita significava cadere nel proibizionismo, in quell'ingiustificato e perturbatore inaspri­mento dei dazi doganali, patrocinato principalmente da Alessandro Rossi. Si sarebbero verificate in questo caso una serie di conseguenze dannose per l'economia italiana. In primo luogo quella di esporsi alle rappresaglie degli altri Stati, nei confronti delle esportazioni italiane, cosa che doveva essere il più possibile evitata col ricorso al negoziato commerciale. Era questa una strada da non abbandonare con leggerezza, secondo la .Ras­segna, pur rendendosi conto del crescente rilievo che andavano acquistando in Europa le correnti protezionistiche. La protezione poi, comunque eser­citata, direttamente con i premi all'industria, indirettamente con i dazi doganali, si risolveva pur sempre in una tassa imposta ai consumatori, che sono la totalità del paese, in favore dei produttori che ne sono una parte. E quel che è più, la tassa deve essere tanto più grave, quanto più la industria è stentata e poco adatta alle naturali condizioni del paese .224> Come si è già notato in precedenza, parlando specificamente dell'orientamento di Sonnino, i consumatori non dovevano essere con­siderati un'entità generica, ma identificati con la gran massa della popo­lazione, costituita dalle classi più disagiate. Su esse in vari modi sarebbe ricaduto il costo di una politica protezionistica, con la conseguenza di alimentare ulteriormente la questione sociale. Oltre a pagare più cari i beni di prima necessità, rischiavano una diminuzione delle retribuzioni. Infatti,, poiché i settori economici protetti divengono ben presto campo profittevole per l'impiego di capitali, ne viene naturalmente stimolata una concorrenza interna di industrie nazionali, le quali, per la loro fiacchezza e per le rappresaglie dell'estero, non potendo espandersi al di fuori del proprio paese, cercano col ribasso dei salari di contendersi il solo mercato che loro si presenti.22 Ad aggravare le cose, non era più soltanto dai settori industriali che provenivano richieste protezioni­stiche. Le classi agricole, finora sostenitrici del libero scambio, anche .per avversione alla protezione industriale da cui risentivano un danno immediato nel rincaro degli oggetti manufatti , stavano mutando atteg­giamento in tutti gli Stati europei. Adesso che nella generale reazione protezionista non fa più orrore l'idea di dazi sulle materie prime e sugli articoli di prima necessità, la prospettiva di essere ammesse anch'esse al banchetto dei lavori protetti, le ha rese ardite fautrici della politica di restrizione .226>
In Italia, dopo la tariffa del 78, si prendeva spunto dalla progettata
22*) La Rassegna settimanale, 9 marzo 1879, La circolare del ministero dei lavori pubblici.
225> a Rassegna settimanale, 23 marzo 1879, Economia pubblica. Cfr. anche /W, 6 luglio 1879, Economia pubblica.
2*) Ivi, 23 marzo 1879, cit. Cfr. anche iW, 8 giugno 1879, Corrispondenza da Berlino,