Rassegna storica del Risorgimento

ITINERARI TURISTICI RISORGIMENTALI VICENTINI (COLLANA); VICENZA
anno <1991>   pagina <384>
immagine non disponibile

584
Giovanni Marcadella
ancora a Solagna ed a Cismon, all'epoca del profugato; queste testimo­nianze colte nei verbali delle deliberazioni degli organi politici ed ammi­nistrativi comunali, seppur con mediazione di mano e di intenti pretta­mente amministrativi o addirittura celebrativi, ci hanno permesso di vedere la storia anche stando dalla parte del cittadino, di colui cioè che, quale autore di storia, anche se inconscio autore, non è secondo a nessuno.
Qui s'innesta il secondo intento: quello -di inserire con metodica attenzione avvenimenti, personaggi, testimonianze risorgimentali nella loro epoca e nel loro ambiente: nella vita, insomma, delle comunità che, a loro modo, li han conosciuti e vissuti. Il generale Giacomo Medici e la sua XV Divisione in queste schede non percorrono una Valbrenta anonima, immobile scenario che fa da sfondo ad un evento risorgimentale, ma una valle di comunità organizzate, ove, tra problemi di vita quotidiana, fatta di attività, di economie, di sentimenti religiosi e civili, di affetti e malattie, scaturisce anche un fermento patriottico e qualche fiduciosa adesione ai segnali che venivano da una fremente borghesia di oltremonte; un ambiente ove le speranze deluse tendono a risolversi con ironia, quella bonaria, giocosa, tipica delle genti venete, non irridente o addirittura virulenta. E la risposta che affiora sulle labbra, di contro alle mancate promesse di un'epoca, ai simboli ed alle istituzioni del potere napoleonico, od austriaco, o italiano che sia, ai dolori delle guerre, anche di quelle decantate come risolutive e necessarie per la crescita dei valori umani, la risposta può essere anche una satira semplice, ingenua, non sprezzante: è allora un variopinto e sparuto soldatino a cavallo di un pennuto; oggi è Napoleone montato sul Gallo di Francia, domani è Francesco Giuseppe a cavallo dell'Aquila asburgica o un carabiniere di Sua Maestà a cavallo di un cuco posato sulle labbra dei bambini nei giorni di sagra.
Anche questo si trova nelle schede di questo lavoro, perché anche questo e, forse, soprattutto questo è testimonianza risorgimentale. Perciò non si è esitato ad introdurre pagine dedicate all'attività dei carbonai che, dai paesi del Pedemonte, raggiungevano stagionalmente la Stiria, la Carinzia, il Banato e ritornavano poi in paese (a Romano, a Solagna, a San NTazario) portando testimonianze di tradizioni e di idee; portando voglia di celebrare affetti e di coltivare tradizioni che si sono poi per­petuate nelle sagre patronali od in manifestazioni tra il religioso ed il costume tuttora vive sul territorio, come le feste quinquennali del Divin Crocefisso di Pove, come la sagra di San Pietro a Carpane, Perciò non si è esitato pure ad introdurre pagine dedicate all'attività di malga ed alla piccola economia agreste montana, descrivendo le forme di vita e perché no? anche quei prodotti (il formaggio Morlac, ad esempio), che nei nomi non esitano a manifestare influenze propagandatesi da nord­est, sull'arco alpino.
Questo è dunque il nostro Risorgimento e ci sembra per davvero che ne sia uscito un quadro fervido, ricco di voci e di emozioni, pur mantenuto sempre nei limiti di un rigoroso realismo. La stessa struttura per schede (schede itinerario generali, schede itinerario parcellari, schede per soggetti specifici), oltre che la particolare visione storica appena enunciata, pro­spetta un'immagine complessiva anche in senso verticale del periodo