Rassegna storica del Risorgimento

ITINERARI TURISTICI RISORGIMENTALI VICENTINI (COLLANA); VICENZA
anno <1991>   pagina <401>
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Libri e periodici
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da cui apparirebbe, invece, che Vexequatur sarebbe stato concesso soltanto dopo oltre 4 anni dal rilascio delle Patenti, in quanto riferendosi ad esse ed indicandone la data del 4 agosto del 1842, il Presidente della Repubblica del Venezuela, Carlos Soublelte, avrebbe concesso da Caracas, in data 2 novembre 1846, le credenziali comprendenti Vexequatur che sono confermate in un dispaccio, parimenti datato al 2 novembre, proveniente da quel Ministero degli affari esteri (doc. nn. 52 e 53). I primi tre documenti relativi alla nomina si conservano nella Coleccìón Castelli presso lo Archivio de la Academia Nacional de la Historia di Caracas e dell'ultimo è tratta copia dalla Gaceta de Venezuela che lo pubblicò nella sua edizione n. 825 del 1846.
Noi ci chiediamo se fu emesso in effetti e si conservi nel predetto Archivio vene­zolano U documento concernente Vexequatur alla data del 1842 e se è documentabile l'attività che il novello Console avrebbe svolto fra detto anno ed il 1846 e manifestiamo il nostro interesse perché sia illustrata in altra pubblicazione la storia della prima rappre­sentanza italiana nel Venezuela che segue di pochi anni quelle già stabilite dal Governo sardo nei territori iberoamericani e, precisamente, nel 1854 con l'istituzione della Lega­zione presso la Corte Imperiale del Brasile cui fu messo a capo il ministro conte Giuseppe Palma di Borgofranco e nel 1836, anno in cui era inviato quale Console Generale presso la Confederazione Argentina con sede in Buenos Aires il barone Enrico Picolct d'Hermillon che avrebbe esteso ben presto la sua giurisdizione alla capitale della Repubblica uruguaiana, Montevideo.
A ciò ci conforta quanto scrive nella Introduceteli la stessa prof. Vannini riferen­dosi alla mole ingente di documenti sul Castelli di cui soltanto una parte era stata pub­blicata: Y si bien nos asiste la esperanza de poder cn et futuro contribuir nosotros mismos al anàlisis e ilustración de parte de ellos (intendasi, i documenti), especialmente los relacionados con la actìvidad diplomatica de Castelli, primer cónsul del Reino de Corderia, hemos tratado de dar amplias noti eia s de los materiales inéditos hallados mediante referencias e indices, con el fin de hacerlos facilmente adquisibles a todos los historiadores contemporaneos.
Ma gli indici e i riferimenti non ci dicono, ad es., se si conservino i dispacci del Governo di Torino e i rapporti inviati a questo dal Castelli sia nell'Archivio già citato di Caracas, sia presso l'Archivio di Stato di Torino (ove una mia breve ricerca di qualche anno fa diede esito negativo) e quali siano i contenuti e le motivazioni dei due documenti seguenti che ci appaiono rilevanti, di cui la Vannini dà notizia nella sua Cronologia: a) nelle annotazioni relative agli anni 1814-1815, la Vannini scrive che al Castelli furono concesse la medaglia de Santa Elena coni erida a los companeros de la gloria de Napoleón I, y el correspondiente diploma certìficado por el Gran Canciller de la Orden Imperiai de la Legión de llonor baio el N. 10.396; b) nelle annotazioni relative al 1851, la Vannini scrive che al Castelli fu concesso, in data 19 maggio, dal re di Sardegna la nomina a Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Per le prime distinzioni non sono fatte conoscere le date e per tutte sono ignote le motivazioni. Quelle francesi oi potreb­bero fornire notizie sull'iter militare seguito dal Castelli nelle Armate napoleoniche, la esatta indicazione del corpo di appartenenza e da questa dei teatri di guerra in cui operò; dalla rilevante onorificenza concessagli nel 1851 da Vittorio Emanuele II dobbiamo arguire che intensa e proficua dovette essere l'opera del primo Console sardo in Venezuela pur essendo questi, in quel tempo, oppresso da altre cure e essendo costretto a vivere tal­volta, come appare dai documenti, al limite della sopravvivenza ritardandogli lo Stato che aveva servito i benefici pensionistici cui aveva diritto.
Questo soldato piemontese ci appare grande anche per il suo impegno di cittadino e per la sua volontà di potere abbinare il rispetto e l'amore per la nuova patria a quello dovuto all'antica. Da ciò, oltre che dalla varietà dei suoi interventi e dalla eccezionalità della sua vita, deriva il nostro interesse di studioso, cui si unisce la nostra sollecitazione perché sia portata innanzi un'indagine di cui il merito va alla prof. Vannini e, in questo caso, anche all'ente venezolano-italiano che l'ha patrocinata.
SALVATORE CANDIDO