Rassegna storica del Risorgimento

OSORGIN MICHAIL ANDREEVIC
anno <1991>   pagina <461>
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MICHAIL A. OSORGIN: UN TESTIMONE DELLA STORIA DA ROMA AI BALCANI AI PRIMI DEL NOVECENTO
Tra gli spiriti liberi secondo le più elevate tradizioni deìl'intellìgencija russa, da Vissarion Belìnskij in avanti, uno dei più affascinanti è senza dubbio Michail Andreevic Osorgin. Vero testimone della storia (o svidetel' istorii , come definisce se stesso col titolo di un suo romanzo autobiografico, pubblicato a Parigi nel 1932), egli si colloca come dati anagrafici a cavaliere di due rivoluzioni, quelle russe del 1905 e del 1917, e di due guerre mondiali: era nato a Perm' il 7 ottobre 1878 da famiglia di spiriti liberali e morì a Chabris, Indre, in Francia, il 27 novembre 1943.
Sin da giovanissimo il suo atteggiamento era stato di scarso, anzi nessun rispetto per l'autorità costituita, col rifiuto di qualsiasi idolo o luogo comune o dogma quale che ne fosse la provenienza. La sua vocazione fu sin dai primi inizi quella giornalistico-letteraria. In sede politica, con un atteggiamento e uno stato d'animo rimasti sempre, sino all'ultimo, non conformisti, la sua insofferenza per qualsiasi costrizione di partito doveva farlo entrare sin dal 1904 tra le file dei socialisti rivoluzionari: una formazione di socialisti non marxisti, uscita dal terreno di coltura del populismo, scarsamente attenta al fatto organizzativo e alla disciplina politica e ideologica.
Arrestato nel 1905 per attività cospirativa, dietro le sbarre tradusse il saggio di E. Dolléans su Robert Owen, ciò che dice già molto delle sue predilezioni politiche come della preparazione culturale. Poi, l'esilio: prima a Parigi alla fine del 1907, poi in Italia sulla Riviera ligure dove è compagno dei non pochi esuli dalla sua terra e, quindi, stabilmente Roma. Qui dal novembre del 1909 in avanti divenne corrispondente dal­l'Italia di vari giornali e periodici russi fra cui è l'importante Russkie Vedomosti, cui uni la collaborazione al Vjestnik Evropy, di Pietro­burgo, la maggiore rivista russa di problemi contemporanei. Rientrato in Russia con grandi speranze poco prima della rivoluzione del febbraio 1917, la sua costante affiliazione ai socialisti rivoluzionari gli procurò l'arresto da parte dei bolscevichi nel 1919, quindi, nel 1922, l'esilio a Berlino e infine, definitivamente a Parigi; qui videro la luce tutte le opere di uno come lui, passato dal giornalismo alla letteratura.
Malgrado che gran parte della sua esistenza sia stata da lui trascorsa in esilio, egli fu ben lungi daU'acquistare l'abito e la mentalità del­l'emigrato, del deraciné, anche se riuscì come pochi a cogliere il dramma e la particolare psicologia degli esuli russi. Piuttosto, grazie alla apprezzata