Rassegna storica del Risorgimento

OSORGIN MICHAIL ANDREEVIC
anno <1991>   pagina <462>
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Angelo Tamborra
collaborazione a giornali e riviste russe egli finì per rappresentare un legame vivente, denso di significato, fra l'emigrazione sparsa in Occidente e la Russia in divenire.1)
Dall'attento osservatorio italiano, Osorgin doveva necessariamente guardare verso i Balcani, anche per l'interesse dei giornali russi. Su sollecitazione di Russkie Vedomosti Osorgin si recò infatti dai primi di giugno del 1911 in Albania, nel momento in cui una nuova insurrezione dei Malissori, montanari cattolici ai confini del Montenegro, a oriente di Scutari, aveva trovato un capo deciso in Issa Bolleti. La rivolta, nono­stante l'appoggio sotterraneo dei Montenegrini, si esaurì nel corso del­l'estate, con l'accordo stipulato tra il Bolleti e i Turchi, soprattutto per le pressioni delle grandi potenze, il 12 settembre 1911. Osorgin fu testi­mone non tanto dell'insurrezione, quanto dei tentativi velleitari di espo­nenti repubblicani italiani quali Damiano Chiesa, Guido Mazzocchi e soprattutto dell'italo-albanese Terenzio Tocci di mettersi a capo di un più vasto movimento. Esso doveva estendersi a tutta la Mirdizia, dove il Tocci era riuscito a mettere in piedi una sorta di governo provvisorio. Ma tutto si esaurì nel giro di poche settimane, dopo che il figlio di Giuseppe Garibaldi, Ricciotti (che si era distinto nella campagna di Francia del 1870-71 e in Grecia nel 1897) aveva finito per deludere le attese di un intervento garibaldino e relativo sbarco in Albania.2)
Osorgin, del resto, aveva avuto parole di pesante sarcasmo verso il generale iRicciotti Garibaldi condivise più tardi, il 16 novembre 1912, sull'Avanci/, dallo stesso Mussolini là dove in Russkie Vedomosti il 18 maggio 1911 ebbe a scrivere: Nuovi mille per il nuovo Garibaldi. Ma fra l'eroe e suo figlio vi è una grande differenza. Il grande Garibaldi parlava poco e agiva molto; suo figlio parla molto ma non si è ancora per nulla fatto conoscere nell'azione... Nel complesso, la seconda edizione di Garibaldi ricorda una pessima traduzione da una lingua eroica nel dialetto borghese contemporaneo .
Osorgin aveva compiuto sul piroscafo Barletta la traversata del­l'Adriatico dalla Bari italiana alla Bar Antivari) montenegrina con un vivo senso di attesa. Questo passaggio scrive il 5 giugno 1911 sul Vjestnik Evropy nelle sue Cemogorskija Vpeòatel'nija (Impressioni montenegrine) dal mondo latino al mondo slavo lo attendo con l'impazienza dell'uomo che per cinque anni non era stato in mezzo a una popolazione che parlasse una lingua simile alla materna, cioè russa, una lingua che si capisce senza doverla imparare... Ed ecco il Montenegro terra incognita) si era sentito parlare delle montagne, del popolo intrepido e ben tagliato, dei bellissimi berrettini, di un modo di vivere patriarcale. Se la natura non cambia, necessariamente mutano i costumi
i) Su Osorgin, a parte le poche pagine di A. TAMBORRA, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Bari, 1977, pp. 193499, e la Bibliographie des oeuvres de Michel Ossorguine di N. Barmache, D. M. Piene, T. Ossorguine (Paris, 1973), la più completa biografìa si deve ad A. BECCA PASQUINELLI, La vita e le opinioni di M. A. Osorgin (1878-1942), Firenze, 1986.
2) F. GUIDA, Ricciotti Garibaldi e il movimento nazionale albanese, in Archivio Storico Italiano, 1981, pp. 97-127.
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