Rassegna storica del Risorgimento
OSORGIN MICHAIL ANDREEVIC
anno
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1991
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pagina
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465
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Michail A. Osorgin
465
Dopo pochi giorni Osorgin raggiunge Belgrado, dove il 24 giugno 1911 invia una corrispondenza a Russkie Vedomosti, dal titolo appunto V Belgrade. Al primo impatto, egli ne riceve una impressione sconvolgente : ... caldo, afa, molta polvere, noia una vera e propria provincia russa di secondo grado... , anche se ammette implicitamente di essere rimasto solo alla superficie del contatto per l'effimera sosta di un giorno: ... Può darsi che Belgrado risulti molto interessante, può darsi che vi si possa conversare con diverse persone su vari temi. Certo è che, giunto dal Montenegro dove tutti sono in adorazione della Russia e dei russi, arrivato in Serbia scrive non sento di trovarmi in un paese unito con stretti legami alla Russia.; ... Un russo a Belgrado risulta un uccello migratore straniero. Finché si tratta di guerra si interessano ai Russi, ma in tempo di pace il Russo non è necessario a nessuno e per tutti è uno straniero . La lingua stessa è poco conosciuta negli uffici postali o nei ristoranti, persino nell'albergo che ha nome Moskva e ha sede nel palazzo della società di assicurazioni Rossija . Dunque, Belgrado stanca ed annoia. Si osserva il suo sforzo di diventare una città europea, ma sotto questo profilo non ha molte speranze..., una città almeno al primo sguardo e dal punto di vista esterno, antipatica.
Classico giudizio affrettato e superficiale del giornalista che si affanna a correre e a registrare impressioni, senza alcun impegno di approfondimento. Di questo suo limite in fatto di conoscenza dei problemi balcanici Osorgin è pienamente consapevole, se scrive non merito né giudizio, né indulgenza, né perdono... .
In questo contesto generale, fra giudizi affrettati, attese deluse di maggiore considerazione in Serbia come russo e critica preconcetta, veramente singolare è il modo, attraverso quali vie certa nota slava, il senso di solidarietà slava emergano prepotenti. Nella sua sensibilità letteraria, e dunque di artista, Osorgin tiene a raccontare scrive in che modo io, cosmopolita come del resto tutta l'intelligencija russa, ho scoperto in me stesso la corda patriottica. A condurlo su questa strada furono, durante il viaggio in treno tra Fiume e Zagabria, prima i boschi di abeti, ma soprattutto i bianchi tronchi delle betulle...: il bianco tronco di betulla... Bisogna vivere molto tempo tra olivi, fichi, limoni, nespoli, rose e palme per capire cosa significa vedere poi una betulla. Non so che cosa voi pensiate, ma per me la betulla è il simbolo della purezza ed il testamento della giovinezza. Nessun parco di Versailles con le fontane, cascate e ruscelli, nessuna Tivoli può sostituire il confine di un folto bosco di betulle, dove subito crescono i funghi con i piedi grassi e con le scure cappelle di color bruno. Ridi pure se vuoi, ma non esiste un legno migliore di quello di betulla, risplendente con il suo tronco bianco sotto il sole... Solo qui, su quell'alto valico fra le montagne ho sentito l'affinità tra gli Slavi russi e balcanici.
Ma al di là delle impressioni letterarie su un albero la betulla che gli ricorda la lontana Russia, il problema politico della solidarietà slava viene avvertito da Osorgin in quel momento, alla fine di giugno del 1911 nelTassistere al X Congresso slavo dei giornalisti. Di esso egli rende conto al lettore russo di Russkie Vedomosti con le corrispondenze da Belgrado del 29 e 30 giugno 1911 dai comune titolo Putevie