Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918; MITTELEUROPA (IDEA)
anno <1991>   pagina <478>
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Umberto Corsini
Era accantonata così la concezione anglosassone dei rapporti Stato-Nazione secondo la quale è accettabile un'organizzazione politica, uno Stato comprendente gruppi nazionali diversi a condizione che le (nazionalità non fossero represse, né fossero soppresse o limitate le peculiarità linguistiche e culturali delle stesse. E veniva invece accolto come inarrestabile il principio e il processo di trasformazione delle nazioni culturali in nazioni territoriali e cioè in Stati indipendenti.
Come, e malamente, i vincitori siano stati capaci di riordinare l'Europa e la Mitteleuropa in specie sulla base di quel principio è cosa troppo nota e sofferta perché se ne debba qui parlare, pur se a parziale sgravio delle loro responsabilità (che furon -molte perché dal principio di nazionalità piegarono agli interessi nazionalistici) si deve pur dire che è estremamente difficile se non impossibile disegnare un assetto territo­riale europeo nel quale i confini linguistico-culturali delle Nazioni coincidano con quelli degli Stati.
Le tesi wilsoniane anche se aprivano il campo alla possibilità di sostituire, finita la guerra, ad una Mitteleuropa organica una Mitteleuropa frazionata e pluralistica di Stati, non solo di nazionalità, rimettevano però la decisione conclusiva alla volontà dei popoli interessati. E furono essi a dare la spallata finale alla vecchia costruzione. Così accanto alla concezione tedesca di una nuova Mitteleuropa, che tanto aveva gravato, come s'è detto, nel sollevare riserve e paure; e accanto al principio wilso-niano dei 4 punti del 12 febbraio 1918, venne a porsi come fattore distrut­tivo la decisione dei popoli dell'Impero di iniziare una nuova vita storica separatamente l'uno dall'altro.
La Mitteleuropa come categoria politica unificante un pluralismo nazionale, come sistema istituzionale fondato sulla coesistenza e mediazione morì tra l'aprile e il maggio 1918, prima ancora del crollo militare del­l'Impero asburgico.
A Roma dall'8 al 10 aprile si era tenuto il Congresso dei popoli soggetti all'Austria-Ungheria, il Congresso dei popoli oppressi , con rap­presentanze di cecoslovacchi, iugoslavi, polacchi, rumeni, serbi e italiani, non di ungheresi. Il patto -d'intesa stipulato fissava tra i princìpi da adottarsi quello del diritto di ciascun popolo alla piena indipendenza politica secondo le volontà manifestate al momento dell'esercizio del diritto di auto-decisione. Fu un congresso faticoso che rivelò immediatamente le estreme difficoltà del tradurre i princìpi nei fatti, a causa delle intricate
di Nazione non tedesche racchiudevano il destino della Monarchia degli Asburgo e di quella Mitteleuropa che essa era riuscita a inverare. L'abbandono della prima e l'accoglimento della seconda fu determinato però non da una falsa interpretazione delle parole di Wilson, ma da quei processo di sporogenesi dell'Impero per cui furono le stesse nazionalità minoritarie -di esso nella primavera del '18 a richiedere l'indipendenza. Lo sottolinea Jo stesso Wilson nell'ottobre rispondendo alla proposta di armistizio per avviare le trattative di pace, quando fa osservare al governo austro-ungarico che dopo i suoi 14 punti dell'8 gennaio, Cecoslovacchi e Jugoslavi si erano dichiarati per l'indipendenza nazionale e che pertanto egli non era più libero di considerare la sola autonomia di questi gruppi come presupposto di pace .